10/10/2013, 00.00
INDIA
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Pogrom dell’Orissa, leader cristiano: In India sistema giudiziario ‘criminale’

di Nirmala Carvalho
Il tribunale di Phulbani, che ha condannato all’ergastolo sette cristiani innocenti, ha assolto ieri cinque persone per un’accusa di rogo: in entrambi i casi non esistevano prove contro gli imputati. Per Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians, i pogrom dell’Orissa sono “tristemente unici, per la portata delle violenze e la totale assenza di giustizia”.

Mumbai (AsiaNews) - Un "sistema giudiziario criminale" nel quale "la polizia locale è un muto spettatore e l'amministrazione del tutto inutile": è l'accusa di Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), dopo l'ennesimo processo-farsa legato ai pogrom anticristiani dell'Orissa (2008). Ieri una corte di Phulbani ha assolto per mancanza di prove cinque persone accusate di aver incendiato una casa durante le violenze di Kandhamal (Orissa). Appena una settimana fa però lo stesso tribunale ha condannato all'ergastolo sette cristiani innocenti, accusati dell'omicidio del leader indù Laxamananda Saraswati, la cui morte scatenò le violenze anticristiane di cinque anni fa. E, nota Sajan George, "anche contro i sette non c'erano prove di colpevolezza".

In effetti i pogrom dell'Orissa rappresentano una vicenda a tratti "unica" per il Paese. Anzitutto, spiega Sajan George, "sono il più grande caso di violenza contro i cristiani della storia indiana e il più grande attacco per motivi religiosi avvenuto nello Stato". I numeri parlano chiaro: oltre 600 villaggi vennero saccheggiati; 5.600 case svaligiate e svuotate; 54mila persone persero la casa; 56 persone furono uccise (ma per la Chiesa le vittime sono almeno 100, ndr); quasi 300 chiese sono state distrutte, oltre a numerosi conventi, scuole, ostelli e istituti d'assistenza.

Oltre ai danni nell'immediato periodo, a rendere le violenze del 2008 un momento a sé stante è come ha agito negli anni successivi la macchina della giustizia. "Delle 3.232 denunce - sottolinea il presidente del Gcic - solo 828 sono state convertite in First Information Reports (Fir), fase che dà inizio alle indagini vere e proprie e che porterà poi il caso in tribunale". Di questi, solo 327 procedimenti sono finiti dinanzi a un giudice: 170 processi si sono conclusi con l'assoluzione piena e 86 con condanne, ma solo per reati minori. Novanta casi sono ancora in attesa di processo. 

 

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