02/12/2016, 14.47
NEPAL
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Povertà e lavoro migrante, le cause dell’Aids in Nepal. Malati discriminati a scuola e in società

di Christopher Sharma

Nel Paese himalayano ogni anno più di 1000 contagi. La diffusione avviene a causa di rapporti sessuali non protetti. I migranti contraggono il virus all’estero, in India e Medio oriente. Diritto all’istruzione negato ai bambini sieropositivi.

Kathmandu (AsiaNews) – Povertà e lavoro migrante, soprattutto in India e Medio oriente: sono queste le maggiori cause della diffusione del virus dell’Hiv in Nepal, dove ogni anno si ammalano più di 1000 persone. I dati sono stati diffusi ieri, in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids. Secondo il National Centre For AIDS and STD Control (Ncasc), nel Paese himalayano vivono 28.865 malati, in maggioranza uomini, che subiscono pesanti discriminazioni in ambito sociale ed educativo. Ai bambini che nascono con il virus, per esempio, viene negato l’accesso all’istruzione e riescono a iscriversi solo in scuole separate fatte apposta per loro, per evitare il contagio degli altri alunni.

Uno studio del Ncasc riporta che più dell’85% della diffusione del virus avviene attraverso rapporti sessuali non protetti. Tarun Poudel, medico e direttore del centro, spiega: “La povertà è la causa principale. Uomini e donne cercano impiego all’estero come lavoratori migranti, in particolare in India, Paesi del Golfo e Africa. Lì i nepalesi rimangono spesso coinvolti nel mercato del sesso, in cerca di guadagni migliori”. Il problema, continua, “è che quando scoprono di essere stati infettati, tornano in Nepal e continuano ad avere rapporti con il proprio partner, senza utilizzare protezioni. Questo ha aumentato il numero dei malati”.

Il centro nazionale riferisce che a luglio 2016 il virus dell’Hiv è stato registrato su 17.949 maschi, 10.824 femmine e 92 transessuali. Ogni anno si registra una media 1.331 nuovi casi, mentre i decessi sono all’incirca 2.260.

Per il direttore, “la società tradizionale indù, che sottomette le donne, spinge le malate a nascondere l’infezione”. “Un altro gruppo dove il virus è in ascesa – aggiunge – è quello della comunità Lgbt”.

I bambini subiscono le discriminazioni più pesanti. Le scuole non consentono l’iscrizione di quelli sieropositivi, per timore dell’abbandono da parte dei “sani”. Rajkumar Pun, che dirige una scuola privata per bambini con Aids, conferma: “Le scuole rifiutano i bambini con Hiv perché sanno che i genitori di quelli non malati non manderebbero più i propri figli in quell’istituto”.

In Nepal il settore scolastico – pubblico e privato – è in crescita e le emarginazioni si riscontrano ovunque. A tal proposito il ministro dell’Educazione Dhaniram Poudel commenta: “Il governo non bandisce i bambini dall’educazione. Ma la nostra società tradizionale considera l’Aids un enorme tabù e le discriminazioni esistono. Forse le autorità troveranno presto una soluzione”.

Renu Thapa, studentessa della 7ma classe, è tra i discriminati. “Noi bambini non abbiamo colpa – dice – io ho provato a iscrivermi a diverse scuole, ma nessuna mi ha ammesso”. “Non so che cosa abbiano fatto i miei genitori – aggiunge – ma io sono innocente. È stata la povertà a forzarli a cercare lavoro all’estero e così io sono nata con il virus. Il governo non dovrebbe prendersi cura di noi?”.

Il problema della marginalizzazione dei bambini non è solo del Nepal. Si calcola che ogni anno migliaia di minori in tutto il mondo vengono privati del diritto all’istruzione, su un totale di 110 milioni di bambini sieropositivi.

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