07/02/2011, 00.00
THAILANDIA – CAMBOGIA
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Preah Vihear: ancora scontri fra thai e cambogiani lungo i confini

Questa mattina sono ripresi gli scambi di artiglieria pesante. Cinque morti e decine di feriti il bilancio delle vittime. Il premier cambogiano denuncia “ripetuti atti di aggressione”. Le Nazioni Unite invocano una “soluzione duratura” al conflitto. Bangkok avverte: se attaccati, difenderemo la sovranità territoriale. Ma per il premier Abhisit la minaccia arriva dalle “camicie gialle”.
Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – Dopo una notte di calma relativa, questa mattina sono ripresi gli scontri a fuoco fra l’esercito thai e cambogiano nell’area di confine attorno al tempio di Preah Vihear, patrimonio Unesco e conteso dai due Paesi. Alle 8 del mattino ora locale, le truppe hanno iniziato il lancio di bombe e colpi di artiglieria pesante nei 4,6 kmq di frontiera contestati; la zona ospita un tempio indù dell’11mo secolo, circondato da una fitta foresta tropicale.
 
Gli scontri nell’area – i più cruenti dal 2008 – sono ripresi il 4 febbraio e hanno causato almeno cinque morti e decine di feriti. Il premier cambogiano Hun Sen ha invocato una riunione urgente del Consiglio di sicurezza Onu, accusando la Thailandia di “ripetuti atti di aggressione” che hanno portato morti e la caduta di un’ala del tempio.
 
In un comunicato, il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon manifesta “profonda preoccupazione”, invita le parti a cessare il fuoco e trovare “una soluzione duratura” al conflitto. Durante il fine settimana anche la Casa Bianca, a Washington, ha emesso un comunicato dello stesso tenore.
 
Il portavoce del governo thai Panitan Wattanayagorn risponde che il Paese non ha intenzioni bellicose e “non vuole invadere” alcun Paese. Il premier Abhisit Vejjajiva invoca una soluzione pacifica, ma avverte che i soldati difenderanno la sovranità territoriale, se attaccati.
 
Tuttavia il premier thai appare stretto tra due fuochi: sul fronte internazionale, la disputa ai confini con la Cambogia. All’interno, l’attacco delle “camicie gialle”, nazionalisti vicini all’esercito e alla monarchia che ne hanno sostenuto due anni fa l’ascesa al potere. Il movimento chiede le dimissioni del Primo Ministro e invoca il pugno di ferro contro Phnom Penh.
 
Dietro le schermaglie con la Cambogia, secondo le “camicie gialle” vi sarebbe il miliardario ed ex premier thai in esilio Thaksin Shinawatra, accusato di collusione con il governo cambogiano e promotore in passato di proteste di piazza per rovesciare il governo e colpire l’istituzione della monarchia.
 
La disputa sui confini tra Bangkok e Phnom Penh è in corso dal 1962, quando la Corte internazionale ha attribuito alla Cambogia il controllo delle rovine del tempio indù di Preah Vihear. La zona dove sorge il tempio è considerata territorio cambogiano, ma è circondata da scoscesi dirupi coperti di giungla che la Thailandia considera suoi. Inoltre per la morfologia del territorio il sito è impossibile da raggiungere passando dalla Cambogia.
 
Dopo anni di trattative, la disputa si è riaccesa nel 2008, quando l’Unesco ha deciso di trasformare il tempio in patrimonio mondiale dell’umanità, imponendo a Bangkok di consentirne l’accesso attraverso i suoi confini. In questi anni sono avvenuti diversi scontri tra i due eserciti dislocati nei pressi del sito. L’ultimo risale all’aprile 2009 ed è costato la vita a quattro soldati thai.
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