10/03/2006, 00.00
MYANMAR
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Preghiera "mondiale" per il Myanmar

L'iniziativa per domenica prossima della Commissione per la libertà religiosa della Alleanza evangelica mondiale.

Roma (AsiaNews) - Una preghiera universale domenica 12 marzo per la pace e il rispetto delle minoranze e delle religioni nel Myanmar. E' questa la proposta della Commissione per la libertà religiosa della Alleanza evangelica mondiale (Wea), ente della Chiesa evangelica presente in 121 nazioni.

"Preghiamo insieme – si legge nel comunicato della Wea – per la pace, il perdono, la giustizia e la riconciliazione in Birmania. Possa la pace, e non il potere, essere il desiderio di tutti i birmani, in modo particolare di coloro che occupano posizioni di comando".

La Wea ricorda che oggi i birmani vivono sotto una delle dittature più repressive del mondo. La giunta militare al governo è definita come un compromesso fra il pensiero marxista e quello buddista, ma in realtà è interessata al potere e non all'ideologia, e i cristiani sono discriminati e perseguitati perché appartengono a minoranze etniche.

Proprio nelle minoranze etniche si contano infatti le comunità più numerose di cristiani. I Karen, la più grande minoranza - circa il 20% della popolazione totale - è composta per il 40% da cristiani. Cristiani sono anche molti tra i Kachin del nord, i Chin e i Naga nella parte ovest. Le minoranze sono favorevoli alla democrazia e, nonostante la dittatura reprima ogni forma di dissenso, si registrano continue insurrezioni nelle zone orientali abitate da Shan, Karen e Karenni

L'esercito birmano è inoltre noto per violare in modo continuo i diritti umani con pratiche quali lavoro forzato, stupri, uccisioni, decapitazioni e mutilazioni. I conflitti interni sono causa di oltre un milione di profughi all'interno del Paese, e di un altro milione oltre confine, costretto nei campi di accoglienza nelle nazioni confinanti.

Nello spiegare l'iniziativa, la Wea sottolinea la continua e sistematica violazione della libertà religiosa. Il governo usa missionari buddisti per convertire i cristiani. A metà degli anni '60 quasi tutti i missionari stranieri sono stati espulsi, e tutte le scuole private e gli ospedali da loro gestiti sono stati nazionalizzati. I militari limitano l'evangelizzazione, la costruzione e la riparazione delle chiese, l'importazione e la distribuzione di libri cristiani. Inoltre la giunta supervisiona le attività religiose per accertarsi che non si parli di diritti umani e di democrazia.

Su una popolazione di oltre 46 milioni di abitanti in Myanmar il 72% è buddista, il 2,% musulmano. I cristiani sono l'8,3%.

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