07/05/2007, 00.00
CINA
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Prima del Congresso nel Partito si discute di democrazia

A pochi mesi dal 17° Congresso, si accrescono le spinte per le riforme politiche. Sullo sfondo vi è la lotta fra Hu e la cricca di Shanghai, ma anche i problemi della corruzione fra i membri del partito. La democrazia potrebbe aiutare a una riconciliazione con Taiwan.

Pechino (AsiaNews) – “La riforma del sistema politico non può essere più rimandata… Solo la democrazia costituzionale può risolvere alla base i problemi di corruzione del partito al potere; solo il socialismo democratico può salvare la Cina”. Chi parla nn è un dissidente politico, ma un veterano del Partito comunista cinese (Pcc), il cui articolo pubblicato lo scorso febbraio sul mensile Yanhuang Chunqiu (la Cina attraverso le epoche), sta rinfocolando il dibattito sulla democrazia nel Paese. Il tutto avviene nell’impaccio della leadership, che si prepara al 17° Congresso del Partito in ottobre.

L’autore è Xie Tao, 85 anni, membro del Pcc dal 1946, che a sperimentato sulla propria pelle le prigioni e le purghe di Mao negli anni ’50. Nella sua analisi, egli afferma che la dittatura del Partito unico non è obbligatoria per il marxismo e che, guardando alla storia del XX secolo come una competizione fra capitalismo e marxismo, emerge vittorioso il socialismo democratico alla svedese che “ha trasformato capitalismo e comunismo”, sottolineando insieme l’uguaglianza e i diritti politici.

La visione di Xie, che critica il Pcc fin nelle sue radici, viene riproposta su diversi siti internet, ma è accolta con freddezza dall’Ufficio della Propaganda che vuole condannare la sua visione come una “liberalizzazione borghese” e una temutissima “evoluzione pacifica” di stampo occidentale. Finora però non si sono avute condanne esplicite. Secondo alcuni analisti, la leadership e lo stesso Hu Jintao temono diatribe ideologiche a pochi mesi dal Congresso, che dovrebbe riconfermare Hu a segretario del Pcc per altri 5 anni. Al Congresso si attende la vittoria di Hu sulla “cricca di Shanghai”, la fazione legata all’ex presidente Jiang Zemin. Proprio questo gruppo, i cui membri sono stati al centro di diversi scandali per corruzione, domanda più democrazia nel Partito, forse per salvaguardare uno spazio per loro.

Nell’ottobre 2005 il Consiglio di stato ha pubblicato un Libro bianco sulla democrazia in Cina in cui si promettevano riforme, ma rimanendo fermi sulla funzione di guida e di dominio del Pcc.

Il Partito è comunque sotto pressione per studiare vie che frenino la diffusa corruzione dei membri che fa rischiare “la stessa sopravvivenza” del Pcc, essendo fonte di rivolte sociali e di critiche. Per questo la proposta della leadership è almeno quella di ampliare la democrazia interna del partito. Durante il suo viaggio in Giappone, lo scorso aprile, lo stesso premier Wen Jiabao ha suggerito la necessità di riforme politiche in Cina.

Altri analisti, come Qin Geng, suggeriscono le riforme democratiche in Cina come l’unica via per risolvere il problema del rapporto con Taiwan.  Secondo Qin, Taiwan cerca l’indipendenza solo perché in Cina mancano “democrazia e libertà”.

 

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