02/05/2014, 00.00
SRI LANKA
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Primo maggio in Sri Lanka: contro lo sfruttamento, più formazione per i giovani lavoratori

di Melani Manel Perera
Nella Zona di libero commercio (Free Trade Zone, Ftz) più di 600 persone hanno organizzato una marcia speciale per la festa dei lavoratori. Al termine della manifestazione, il ricordo di Roshen Chanaka, operaio cattolico morto durante gli scontri con la polizia. I sindacati chiedono al governo di impiegare più manodopera locale anziché straniera.

Katunanayake (AsiaNews) - Fermare ogni forma di oppressione e sfruttamento: è stato questo il tema scelto dallo Sri Lanka in occasione della festa dei lavoratori, celebrata ieri nel Paese nella Zona di libero commercio (Free Trade Zone, Ftz) a Katunayake. Oltre 600 persone - tra rappresentanti di diverse associazioni, uomini, donne e alcuni membri del clero cristiano locale - hanno partecipato a una marcia di 3 chilometri, mostrando striscioni e manifesti nelle tre lingue ufficiali del Paese (singalese, tamil e inglese).

Al termine della manifestazione i presenti hanno ricordato Roshen Chanaka, 21enne operaio cattolico della Ftz, morto il 30 maggio 2011 in seguito agli scontri con le forze dell'ordine, donando dei fiori alla madre. All'epoca la polizia caricò migliaia di lavoratori che stavano dimostrando contro il nuovo schema pensionistico.

Intanto, negli ultimi giorni i sindacati della Zona di libero mercato e del General Services Employees Union (Gseu) hanno chiesto al governo di tenere sotto controllo la manodopera straniera impiegata in Sri Lanka, sempre più numerosa, per evitare che si tolga lavoro ai cittadini.

La richiesta è legata ad alcune recenti dichiarazioni del presidente Mahinda Rajapaksa, che in occasione della pubblicazione del rapporto 2013 della Banca centrale ha detto che più di 10mila stranieri entrati con visti turistici ora lavorano in pianta stabile. Questo, ha aggiunto il capo di Stato, accade perché le imprese hanno bisogno di lavoratori qualificati, che non troverebbero nel Paese.

Tuttavia Anton Marcus, segretario generale dei due sindacati, ha notato che secondo le statistiche del Foreign Employment Bureau nel 2012 4.500 professionisti e 68mila lavoratori qualificati hanno lasciato il Paese per cercare lavoro all'estero. In tal senso non si spiega la logica del cercare operai stranieri per colmare la carenza di manodopera interna, quando basterebbe dare lavoro ai cittadini.

Riguardo alle qualifiche, Marcus ha aggiunto che "se servono speciali categorie, si potrebbero formare i giovani nelle nostre università o attraverso corsi di formazione creati ad hoc".

 

 

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