18/07/2017, 10.55
SRI LANKA
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Primo ministro: il buddismo prevarrà nella Costituzione. Minoranze: non ci ignorate

di Melani Manel Perera

In Sri Lanka si discute sulle modifiche alla carta fondamentale del 1978. Ranil Wikremasinghe ha voluto rassicurare una settantina di monaci buddisti che minacciavano gravi conseguenze. Pastore anglicano: “Dividere Stato e religione”. Musulmani di Colombo: “è un dramma politico”.

Colombo (AsiaNews) – Il primo ministro dello Sri Lanka Ranil Wikremasinghe ha assicurato che il buddismo rimarrà la religione predominante nella nuova Costituzione. Egli è intervenuto la scorsa settimana per sedare le proteste di una settantina di monaci radicali buddisti, che avevano minacciato gravi conseguenze nel caso in cui la nuova carta fondamentale [che dovrà sostituire quella del 1978, ndr] non dovesse contenere speciali garanzie per la loro religione. Su questo argomento, che rischia di spaccare ancora di più il Paese già lacerato da 30 anni di guerra civile, AsiaNews ha raccolto l’opinione di vari esponenti delle minoranze cristiana e musulmana. Tutti affermano il diritto inalienabile di professare la propria fede e sostengono: “Siamo esseri umani anche noi”.

Le minoranze chiedono alle istituzioni di non essere ignorate. Secondo Samuel J Ponniah, pastore anglicano e vicario della St. John the Baptist’s Church a Chundikulii, nella penisola di Jaffna, “tutti hanno il diritto di esprimere la propria opinione. I monaci lo hanno fatto in un contesto democratico”. Egli ricorda che “il governo eletto nel 2015 ha promesso di cambiare la Costituzione. Cosa avverrebbe ora se rompesse la promessa? Le persone in passato sono già state imbrogliate abbastanza”. “L’ideale – suggerisce – sarebbe dividere Stato e religione”.

Cristiani metodisti e di altre denominazioni sottolineano che “lo Sri Lanka è un Paese multietnico e multi-religioso. È vero che i buddisti rappresentano il 70% della popolazione [su un totale di 21 milioni di abitanti, ndr], ma è vero anche che ci sono molti musulmani [circa il 9% degli abitanti, ndr], cristiani e indù. Il Paese deve essere laico. Solo così ci saranno uguaglianza e unità”. Secondo l’avvocato cristiano Migara Doss, le parole del premier non faranno altro che perpetuare “la dittatura della maggioranza. Dobbiamo comprendere la nostra storia e il contesto nazionale. Promuovere un solo gruppo etnico o religioso ha sempre procurato danni all’unità del Paese”.

Per Hilmy Ahammod, membro del Consiglio islamico di Colombo, la dichiarazione di Wikremasinghe “è un dramma politico. Che il buddismo sia la religione dominante è già un dato di fatto. Ma le altre minoranze religiose devono avere la libertà di professare la fede secondo la propria coscienza. Tutte le religioni hanno la medesima importanza, e devono avere stesso rispetto, valore e libertà”. Secondo il commerciante islamico Fizal Raafiq, il premier ha solo dato un contentino ai monaci radicali, “che ora stanno in silenzio, ma poi torneranno a urlare in futuro”. “Anche noi siamo esseri umani – concludono alcuni musulmani della capitale – e vogliamo vivere in pace senza problemi, non nel timore di violenze da parte dei buddisti”.

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