19/10/2007, 00.00
TURCHIA
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Progressi, per il Patriarcato ecumenico, nel dialogo con i cattolici

Il metropolita Ioannis, co-presidente della Commissione mista, spiega ad AsiaNews l’importanza della discussione che sta affrontando il ruolo del papa nella Chiesa. La polemica sollevata dal Patriarcato di Mosca “è espressione di autoritarismo” ed i russi si sono nuovamente isolati.
Istanbul (AsiaNews) – E’ decisamente positivo il giudizio che il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli dà ai risultati della sessione di Ravenna della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. In tal senso si esprime con AsiaNews il metropolita Ioannis di Pergamo, co-presidente della Commissione insieme con il cardinale Walter Kasper, che conferma in tal modo la valutazione positiva già data dalla Santa Sede.
 
L’intervento di Ioannis giunge alla vigilia di un nuovo incontro tra Benedetto XVI e il patriarca ecumenico Bartolomeo I, che avverrà domenica a Napoli, dove il Papa si reca per una visita pastorale e il patriarca per ricevere una Laurea honoris causa e la cittadinanza onoraria di Amalfi.
 
Quanto al documento finale di Ravenna su Collegialità e autorità nella Chiesa, sottolinea Ioannis -  definito anche dai cattolici un “animatore” di tutti i lavori - “è stato approvato all’unanimità e costituirà la base dei futuri lavori della commissione per l’unità”. Il tema affrontato, peraltro, era “essenziale nel dialogo fra cattolici e ortodossi, un tema difficile”, come ha dichiarato alla Radio vaticana mons. Eleuterio Fortino, sottosegretario del dicastero vaticano per l’unità dei cristiani, “Si comincia a trattare – ha spiegato - un argomento che ci porterà ad affrontare il tema del ruolo del Papa nella Chiesa”.
 
In proposito, tra le decisioni più importanti prese, secondo Ioannis, c’è stata quella di togliere dai riferimenti alla Chiesa unita del I millennio, “quello nel quale veniva definito il ruolo del Papa, come ‘cooperatore’ mentre quello dei Patriarchi ‘consenziente’. E ciò per evitare le diverse interpretazioni delle due ecclesiologie, occidentale ed orientale, la prima incentrata più sul fatto che il Papa è sopra di tutti, la seconda più sull’uguaglianza”. “Nella Chiesa orientale – continua - esiste un primato ed è quello di Costantinopoli, senza però costituire espressione di potere, ma piuttosto di iniziativa e di coordinamento. Per la prima volta poi è stato usato il termine primus, sul significato che esso aveva nella tradizione della Chiesa del primo millennio, nel contesto sempre sinodale”.
 
L’importanza delle conclusioni, a giudizio degli ortodossi, “sono state così importanti da far passare in secondo piano l’impatto iniziale del ritiro dai lavori della delegazione russa”, dovuta alla presenza della Chiesa apostolica estone, che Mosca non riconosce. “Bisogna ricordare – dice Ioannis - che la questione risale al 1996, quando il Patriarcato Ecumenico, su richiesta della Chiesa estone, le ha riconosciuto l’autonomia, che ebbe nel 1923 e fu soppresso con la forza nel 1945 dall’esercito sovietico. Il Patriarcato di Mosca, malgrado l’accordo con Costantinopoli del 1996 a Zurigo ed a Berlino, rifiuta di riconoscere l’autonomia della Chiesa estone, finché quest’ultima non restituisce le proprietà appartenenti alle parrocchie russe. Costantinopoli ha ripetutamente cercato di mediare, ma il governo estone si rifiuta, invocando ragioni di costituzionalità. Cosi la questione rimane aperta”.
 
La profondità della frattura emerge da una dichiarazione di Ilarion diffusa da Interfax, nella quale ha messo in dubbio la “legittimità” delle conclusioni raggiunte a Ravenna, a causa dell’assenza del suo Patriarcato che “da solo ha più fedeli di tutte le altre Chiese ortodosse insieme”.
 
“Questa dura presa di posizione di Ilarion – replica Ioannis - va interpretata come espressione di autoritarismo e che ha come finalità di mostrare l’influenza della chiesa di Mosca. Ma come avvenuto l’anno scorso a Belgrado, Mosca è riuscita a isolarsi ancora una volta, visto che nessuna altra Chiesa ortodossa l’ha seguita, rimanendo fedeli a Costantinopoli”. (NT)
 
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