30/10/2009, 00.00
INDONESIA
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Proibiti ad Aceh i jeans attillati. Rivolta delle donne

di Mathias Hariyadi
Il governo locale intende introdurre una legge che impone abiti più conformi ai precetti dell’islam. Per gli uomini niente pantaloncini corti. Chi è sorpreso con abiti fuorilegge, verrà obbligato a indossare indumenti più “larghi”, che coprono le forme. Abitanti di Jakarta consigliano “tute da astronauta”.
Jakarta (AsiaNews) – Alcuni la definiscono una “stupidata”, altri chiedono al governo di “occuparsi di questioni più serie”; a Jakarta invitano i connazionali di Aceh a “vestirsi da astronauta”. Le donne, invece, si sentono “discriminate” e promettono battaglia. Ha scatenato una reazione popolare la proposta di legge del governo provinciale di Aceh, territorio “speciale” a nord dell’isola di Sumatra, in Indonesia, che proibisce alle donne di indossare i jeans e agli uomini i pantaloncini. Chi verrà colto in flagrante, verrà spogliato e vestito con uno “speciale abbigliamento” fornito dalle autorità.
 
Per le donne di Aceh proibire i jeans è una decisione “fuori dal comune”, oltre che un segno di discriminazione e causa di shock. “È una questione molto delicata – afferma Kamala Chandrakirana, capo della Commissione indonesiana contro la violenza sulle donne – penso che una legge fuori dal comune come questa, debba essere osteggiata dal presidente”. L’attivista spiega che la norma – annunciata nei giorni scorsi alla stampa da Ramli MS, capo del distretto di West Aceh – non è solo “discriminatoria”, ma viola i diritti umani di base: “ognuno ha il diritto di indossare ciò che vuole”.
 
La norma sull’abbigliamento è ancora al vaglio del parlamento locale e, se approvata, entrerebbe in vigore dal gennaio 2010. Fonti locali ad Aceh sottolineano che le autorità hanno preparato più di 7 mila gonne “larghe” (che coprono le donne fino ai piedi) da utilizzare durante “raid istantanei” per cambiare d’abito quante si mostrano in pubblico con indumenti “troppo sexy”. Provvedimenti saranno previsti anche per gli uomini che circolano con “sexy shorts”, ovvero pantaloncini troppo corti tanto da mostrare gambe e “forme”. “La legge – aggiunge la fonte – varrà solo per i musulmani di Aceh”, una delle province del Paese in cui l’islam viene applicato in modo rigoroso. Poche settimane fa, il governo locale aveva proposto la lapidazione per gli adulteri e pene corporali per chi viola la Shariah.
 
AsiaNews ha interpellato alcuni residenti della provincia ed emerge un consenso unanime contro l’entrata in vigore della legge, che suscita al contempo ilarità. “È qualcosa di davvero stupido” afferma una donna, che poi precisa: “Abiti e vestiti sono una scelta personale, che ogni uomo o donna deve essere libero di compiere senza costrizioni”. Molti invitano il governo a “pensare ad altro”, invece di “indignare le persone” con simili leggi. Qualcuno avanza poi dubbi sugli “speciali finanziamenti” stanziati per raccogliere più di 7 mila vestiti e si chiede: “da dove arrivano i soldi?”. Oltretutto, conferma la maggioranza della gente, i jeans sono “più comodi” per viaggiare a bordo di motociclette. Altri affermano che l’islam non dovrebbe costringere i fedeli a “vivere sotto una costante pressione morale”, ma dovrebbe essere “l’esatto contrario”.
 
Il Capo del distretto di Aceh non commenta la vicenda. Dalla capitale, invece, solidarizzano con gli abitanti di Aceh e molti si dicono “indignati” della proposta di legge. Qualcuno all’inizio la butta sul ridere, consigliando ai governanti di “far indossare tute da astronauta alle persone”. Poi la riflessione: “vi sono questioni molto più importanti da trattare, rispetto a un abito sexy”.
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