11/05/2009, 00.00
CINA
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Protestanti cinesi al governo: Pentiamoci per il massacro di Tiananmen

di James Wang
Molti degli ottanta firmatari di questo appello sono sfuggiti alla repressione e si sono convertiti al cristianesimo. Essi chiedono ai governanti di Pechino di far emergere la verità storica sul massacro e di commemorare ufficialmente il 4 giugno. Mea culpa anche per le Chiese cristiane che rimangono in silenzio, aiutando l’opera del governo a far dimenticare. Dal 12 maggio al 4 giugno una preghiera mondiale per la Cina.

Hong Kong (AsiaNews) – Ottanta leader protestanti cinesi (dalla Cina e dall’estero), hanno diffuso un messaggio sul 20° anniversario del massacro di Tiananmen (4 giugno 1989), chiedendo ai membri del governo di Pechino di pentirsi per quanto fatto, riportando alla luce la verità. Ma il messaggio chiede anche al mondo – e soprattutto ai cristiani – di pentirsi per il silenzio, la menzogna e l’acquiescenza nel dimenticare il 4 giugno. Per questo essi propongono che il periodo dal 12 maggio al 4 giugno prossimo sia caratterizzato dalla memoria e dalla “Preghiera per la Cina”.

I leader protestanti – intellettuali, studenti, pastori da Cina, Hong Kong, Taiwan, Usa, Canada, Australia, Francia, Giappone – affermano che a causa della fede “ci è impossibile dimenticare la tragedia del 4 giugno 1989”. Invece, “fino ad ora, la verità sulla tragedia è ancora nascosta per un piano del governo” e “molte vittime continuano a soffrire per la repressione”.

Secondo i firmatari, da questo silenzio è nata certo una maggior forza economica del Paese, ma anche una dimenticanza verso le atrocità commesse che portano “apatia” e “indifferenza morale”, “corruzione dei rappresentanti del governo” e “disparita sociali”. La loro preoccupazione è soprattutto verso i giovani cinesi che, grazie alle menzogne “create da una struttura autoritaria”, rimangono ignoranti sul 4 giugno e sui valori morali.

In quella che si può definire un’analisi cristiana sul massacro di Tiananmen, i firmatari confessano che molti di essi, attraverso le sofferenze provate a causa del massacro, sono divenuti cristiani. In effetti, molti dissidenti fuggiti all’estero, riflettendo sugli eventi del 4 giugno e cercando giustizia e rispetto per i diritti umani, si sono avvicinati alla fede cristiana.

E proprio questa lettura cristiana li porta ad affermare che “per quanto buone possano sembrare alcune ideologie, se esse sono fondate sulla base della natura umana, dimenticando Dio, esse luccicano come oro, ma in realtà, esse sono marce nel profondo”. Nello stesso tempo essi affermano: “noi non siamo fondamentalmente differenti da coloro che hanno deciso, comandato, eseguito il massacro”.

Per questo, gli 80 firmatari domandano a tutte le Chiese cristiane di pentirsi per il silenzio connivente sul massacro e domandano alle autorità di pentirsi per quanto fatto, chiedendo che si faccia luce e verità sugli autori del massacro; si commemori il 4 giugno; siano compensati i familiari delle vittime; si permetta agli esiliati dopo il massacro di ritornare in patria liberamente.

I leader protestanti chiedono poi che dal 12 maggio (anniversario del terremoto nel Sichuan) al 4 giugno (anniversario del massacro di Tiananmen) tutte le Chiese cristiane nel mondo organizzino giornate di “preghiera per la Cina” per “la salvezza delle anime perdute nella nostra nazione, per la giustizia sociale e per il futuro del popolo cinese”.

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