03/03/2010, 00.00
PAKISTAN
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Punjab: toccano il Corano con mani sporche, sposi cristiani condannati a 25 anni di galera

di Fareed Khan
Munir Masih e Ruqqiya Bibi incriminati in base alla legge sulla blasfemia. A gennaio avevano ottenuto il rilascio su cauzione, ora sono rinchiusi in due diverse prigioni. Frange fondamentaliste hanno esercitato pressioni – e forse corrotto con denaro – la polizia per trovare prove che giustificassero la condanna.
Islamabad (AsiaNews) – Il tribunale di Kasur, distretto del Punjab, ha condannato a 25 anni di galera per blasfemia Munir Masih e Ruqqiya Bibi, una coppia di sposi cristiani. Secondo quanto riferisce il Centre for Legal Aid Assistance and Settlement (Claas) il giudice aggiunto Ajmal Hussain ha condannato gli sposi perché avrebbero toccato il Corano senza essersi lavati le mani.
 
Nel gennaio scorso Munir Masih e Ruqqiya Bibi avevano ottenuto il rilascio su cauzione ed erano usciti dal carcere. Ieri, tuttavia, la polizia li ha di nuovo arrestati in base alla sentenza emessa dal giudice. L’uomo è rinchiuso nella prigione distrettuale di Kasur, la donna nel carcere femminile di Multan. Essi trascorreranno il prossimo quarto di secolo dietro le sbarre.
 
Gli attivisti di Claas – associazione che si batte per la difesa dei diritti dei più poveri ed emarginati – riferiscono che marito e moglie erano accusati di aver “contaminato” il Corano, avendolo toccato “senza essersi lavati le mani”. L’episodio risale al dicembre 2008 e ha scatenato la rabbia della frangia fondamentalista, che ha esercitato pressioni nei confronti delle forze dell’ordine. Fonti non confermate aggiungono che gli estremisti avrebbero corrotto i funzionari di polizia con somme di denaro, perché scoprissero “nuovi elementi” per giustificare la condanna. Al termine delle indagini marito e moglie sono stati incriminati con l’accusa di blasfemia.
 
La legge sulla blasfemia è il peggior strumento di repressione religiosa in Pakistan: essa è stata introdotta nel 1986 dal dittatore pakistano Zia-ul-Haq per difendere da offese e ingiurie l’islam ed il suo Profeta, Maometto, ed è ormai diventata uno strumento di discriminazioni e violenze. La norma è prevista alla sezione 295, comma B e C, del Codice penale pakistano e punisce con l’ergastolo chi offende il Corano; essa prevede anche la condanna a morte per chi insulta il profeta Maometto.
 
In soli due mesi in Pakistan si sono registrate tre condanne per blasfemia a carico di cristiani. L’11 gennaio scorso il tribunale di Faisalabad ha disposto l’ergastolo nei confronti di Imran Masih, giovane di 26 anni, per aver oltraggiato e dissacrato il Corano. Egli avrebbe bruciato “di proposito” versetti del Corano e un libro in arabo, per “fomentare l’odio interreligioso e offendere i sentimenti dei musulmani”.
 
Il 25 febbraio il tribunale di Karachi ha condannato al carcere a vita Qamar David, anch’egli cristiano, per aver “offeso” i sentimenti dei musulmani con messaggi telefonici blasfemi.
 
Gli attivisti di Claas annunciano che presenteranno un ricorso all’Alta corte di Lahore contro la condanna a 25 anni per Munir Masih e Ruqqiya Bibi.
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