25/05/2018, 11.53
PAKISTAN
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Punjab, demoliti un centro di preghiera e una casa ahmadi (Video)

di Kamran Chaudhry

Le vandalizzazioni sono avvenute nella città di Sialkot. Da anni i sunniti volevano la demolizione e si opponevano alla ristrutturazione degli edifici. Cattolico: “È molto triste che né il primo ministro né il presidente abbiano fatto visita agli ahmadi dopo l’attacco”. La minoranza religiosa è la comunità più perseguitata del Pakistan.

Lahore (AsiaNews) – La comunità ahmadi chiede che lo Stato le fornisca protezione, in seguito alla demolizione da parte di alcuni vandali di un antico centro di preghiera e della casa di un membro della minoranza nella città di Sialkot, in Punjab. Lo scorso 23 maggio due episodi hanno sconvolto la minoranza religiosa locale: intorno alle 23 di sera circa 30-35 esponenti del comitato municipale hanno abbattuto una casa, di fronte allo sguardo della polizia; poco più tardi, verso le 4.30 di mattina, una folla di oltre 600 uomini ha vandalizzato un luogo di culto ahmadi situato nelle vicinanze.

Durante la vandalizzazione, gli aggressori intonavano slogan in cui proclamavano fedeltà al profeta (Khatm-i-Nabuwat). Hafiz Hamid Raza, leader locale del partito Pakistan Tehreek-e-Insaf (Pti), il cui leader è l’ex campione di cricket Imran Khan, ha detto: “Da anni chiedevamo all’amministrazione [di poter demolire]. Nessuna religione deve permettere la presenza dei minareti nei centri di preghiera. Ringraziamo le autorità cittadine e tutte le organizzazioni sunnite che hanno partecipato”. “In quanto musulmani – ha aggiunto – era nostro compito portare a termine il lavoro. Vogliamo demolire altri minareti. Possa Allah schiacciare la fitna [corruzione, ndr] degli ahmadi. Essi sono nemici dell’islam e del Pakistan”. Poi avverte: “Allah Akbar [Allah è grande]. Se qualcuno osa condannare o registrare il caso contro i nostri attivisti, bloccheremo l’intera città”.

Gli ahmadi (circa il 2% della popolazione pakistana) sono un movimento religioso ispirato all’islam sorto alla fine dell’800, il cui fondatore, Mirza Ghulam Ahmad, si riteneva un profeta apparso dopo Maometto. Per questo l’islam sunnita definisce eretico il gruppo. I dati riportano che gli ahmadi sono la comunità più perseguitata nel Paese. Secondo il rapporto annuale sul gruppo del 2018, tra il 1984 e il 2017 sono stati uccisi 260 fedeli, demoliti 27 luoghi religiosi, altri 33 chiusi, 22 dati alle fiamme o danneggiati, 17 occupati con la forza. Lo scorso anno sono stati assassinati quattro esponenti della minoranza.

Saleemuddin, portavoce della comunità Ahmadiyya in Pakistan, condanna “il barbaro atto” compiuto nel mese del Ramadan. In una nota pubblicata ieri, egli fa notare che “entrambi gli edifici [demoliti] hanno un grande significato storico per gli ahmadi di tutto il mondo. Erano stati ristrutturati solo poche settimane fa. Il comitato municipale della città di Sialkot si è opposto al restauro e ha deciso la chiusura degli edifici”. L’uomo spiega che “la comunità ahmadi stava nel bel mezzo del contenzioso legale per ottenere l’accesso all’edificio, quando l’amministrazione locale ha iniziato a demolire le strutture, senza il permesso del tribunale, ma solo per placare le fazioni estremiste. Questo dimostra che le istituzioni dello Stato si sono arrese a quegli elementi che sfruttano in nome della religione per ottenere guadagni in base ai loro interessi. In passato altri luoghi di culto ahmadi sono stati attaccati, e nessun colpevole è mai stato assicurato alla giustizia”.

Intervenendo in Senato, il musulmano Quratulain Marri ha condannato l’episodio. “Sono sconcertato e mi vergogno. Abbiamo fallito nel realizzare la visione di Jinnah sul Pakistan [il fondatore del Paese che sosteneva il rispetto di tutte le minoranze, ndr]. Se consentiamo che accadano episodi come quello avvenuto a Sialkot, dovremmo tutti impiccarci per la vergogna”. “La questione non è se li consideriamo musulmani o meno – ha continuato –. Essi hanno bisogno di maggiore protezione perché non sono considerati musulmani. Noi abbiamo il dovere di proteggere le minoranze”.

P. Abid Habib, ex coordinatore generale della Commissione Giustizia e pace della Catholic religious major superiors, lancia l’allarme per la crescente intolleranza nel Paese. “È molto triste – dice in conclusione – che né il primo ministro né il presidente abbiano fatto visita agli ahmadi dopo l’attacco. Condanniamo la violenza contro chiunque ed esprimiamo solidarietà alla comunità perseguitata”.

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