11/06/2011, 00.00
PAKISTAN
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Punjab: prosciolti 70 estremisti islamici, imputati per la strage di Gojra

di Jibran Khan
Nell'agosto 2009 sono morte 10 persone, di cui otto arse vive, distrutte quattro chiese. Minacce verso i testimoni, cristiani costretti a fuggire nel timore di nuove violenze. Leader islamico: i cristiani "meritano" di essere ammazzati. Sacerdote cattolico: a quando la giustizia per le minoranze?

Lahore (AsiaNews) - La frangia fondamentalista islamica pakistana esulta per il verdetto. La minoranza cristiana è "sotto shock" perché, anche questa volta, il massacro di vite innocenti in nome della famigerata legge sulla blasfemia resterà impunito. Intanto il potere giudiziario mostra la propria impotenza al cospetto degli estremisti, che perpetrano crimini efferati nell'impunità più totale e nel silenzio del governo. Tanto che un leader religioso giunge ad esclamare che i cristiani "meritano" di essere ammazzati.    

Un tribunale penale dell'antiterrorismo pakistano ha prosciolto 70 persone accusate, a vario titolo, di coinvolgimenti nel massacro di Gojra, dell'agosto 2009 (cfr AsiaNews, 02/08/2009 Otto cristiani arsi vivi nel Punjab). La violenza estremista è divampata in seguito a un presunto caso di blasfemia: nel corso di un matrimonio, un gruppo di cristiani avrebbe bruciato pagine del Corano. Anche in questo caso si è trattato solo di un pretesto, per colpire la minoranza religiosa.

Nell'attacco sferrato da centinaia di fondamentalisti (trasportati a bordo di bus e camioncini nella zona) sono morte 10 persone, di cui otto arse vive, quattro le chiese incendiate insieme a diverse abitazioni. All'indomani dell'assalto di Gojra, la polizia invece di perseguire i colpevoli ha arrestato alcuni cristiani per aver attaccato "l'altro gruppo", in un vero e proprio ribaltamento dei fatti. I cristiani imprigionati ingiustamente sono stati rilasciati solo a distanza di qualche mese.

Il verdetto di assoluzione risale al 7 giugno scorso ed è dovuto, secondo il tribunale, alla mancanza di testimoni cristiani presenti in aula e a prove non sufficienti per stabilire la colpevolezza. Fonti della Chiesa cattolica a Lahore, dietro anonimato, affermano che "i testimoni cristiani hanno subito minacce costanti, per costringerli a ritirare le denunce". Tra i 70 imputati, due sono stati rilasciati il giorno della sentenza e gli altri 68 erano liberi da tempo, avendo versato la cauzione. Phanias Masih, parte lesa e principale querelante, ha dovuto fuggire dal Pakistan lo scorso anno insieme alla famiglia, nel timore di subire nuove violenze.

P. Yaqoob Yousaf, vicario della parrocchia del Sacro Cuore a Gojra, sottolinea ad AsiaNews che "Masih e un pio di altri testimoni chiave sono fuggiti prima di un incontro nel febbraio scorso", in cui i leader della comunità "hanno raggiunto un compromesso per l'archiviazione della vicenda processuale". P. Habib Xavier, della diocesi di Lahore, parla di notizia "scioccante", simile alla vicenda di Shanti Nagar, del 1998, in cui sono state bruciate oltre 25mila case e i criminali sono stati liberati dietro pagamento di una cauzione. "Oggi vediamo - aggiunge - che quanti ammazzano e incendiano case sono rilasciati. Avrebbe dovuto essere un giusto processo. Chissà quando le minoranze avranno giustizia".

Per capire quale sia la follia e la forza degli estremisti, basta ascoltare le parole di Maulana Kashmiri, leader islamico nel Punjab. "Non ci sono testimoni, perché sanno [i cristiani] di essere dalla parte del torto". Abbiamo avuto giustizia, aggiunge, e "anche se nessuno di noi ha fatto nulla, i cristiani se lo meritavano, Sono dei blasfemi".   

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