13/06/2016, 10.05
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Pyongyang manda i suoi soldati in Medio Oriente. Per fare gli operai

CIl regime di Kim Jong-un ha bisogno delle rimesse in valuta straniera dei propri connazionali all’estero, ma teme le “sparizioni” e le fughe verso la Corea del Sud. Alcune fonti parlano di centinaia di militari inviati in Kuwait e Qatar per lavorare nei cantieri edili: “Sono più leali e più facili da controllare rispetto ai civili”.

Seoul (AsiaNews) – Il regime della Corea del Nord sta inviando i propri soldati in Medio Oriente per lavorare come operai nei cantieri edili ed evitare così di pagare loro lo stipendio. I militari hanno ricevuto l’ordine di farsi crescere i capelli e di “non parlare” della loro vita in patria. Una fonte di Radio Free Asia sostiene che “sempre più soldati” ricevono questi ordini di espatrio attraverso le ditte nordcoreane “Namkang” e “Cholhyon”.

La “Namkang” avrebbe inviato 800 lavoratori in Kuwait e altri 750 in Qatar: sarebbero tutti membri attivi del Corpo del Genio dell’esercito nazionale. Su 3.200 nordcoreani al momento residenti in Kuwait, il 30% sarebbe composto da militari. Il regime, spiega ancora la fonte, avrebbe scelto questa strada “perché così può non pagare gli stipendi. Inoltre, i membri delle Forze armate sono più leali e più semplici da controllare rispetto ai civili”.

Negli ultimi mesi una serie di “sparizioni” di nordcoreani all’estero ha messo in allarme il regime. Almeno 30 cittadini del Nord, residenti in Cina e impiegati in ristoranti tipici, hanno fatto perdere le proprie tracce e chiesto asilo politico a nazioni terze. Pyongyang conta sulle rimesse dei propri cittadini all’estero, che vengono inviate in valuta straniera in forma di “trattenuta” sullo stipendio.

Secondo dati del governo sudcoreano, inoltre, nei primi cinque mesi dell’anno il numero di coloro che fuggono dal Nord e arrivano al Sud è aumentato del 16%, pari a 590 unità. Il ministero dell’Unificazione di Seoul spiega che il dato è il maggiore dalla presa di potere da parte di Kim Jong-un (avvenuta alla fine del 2011) e che è “rilevante, in quanto sono aumentati al contempo anche i controlli proprio per evitare le fughe”. 

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