29/04/2009, 00.00
SRI LANKA
Invia ad un amico

Rajapaksa trionfa alle elezioni provinciali: un voto contro i tamil?

di Melani Manel Perera
La vittoria della United People's Freedom Alliance sembra un’approvazione indiretta alla guerra contro le Tigri. Ma nel Paese si assiste ad una gara di solidarietà per aiutare i profughi. Le Chiese cristiane sono le più attive. I musulmani mandano nel Vanni cinque cuochi per i centri di accoglienza.
Colombo (AsiaNews) - La United People's Freedom Alliance (Ufpa) trionfa alle elezioni provinciali. Il 64,7% degli abitanti dei distretti di Colombo, Gampaha e Kalutara hanno votato per l’alleanza che sostiene il presidente Mahinda Rajapaksa. Per alcuni commentatori il risultato delle urne è un approvazione indiretta della popolazione della Western Province alla scelta di guerra senza tregua contro le Tigri tamil. Il dato tuttavia non è si offre ad interpretazioni semplicistiche. Tra gli elettori della Ufpa non ci sono solo i singalesi che costituiscono la maggioranza della popolazione nella Western Province, ma anche le minoranze musulmane e tamil. L’esito delle votazioni va poi letto insieme ad un altro fatto: buona parte delle persone che hanno scelto l’alleanza del presidente Rajapaksa sono le stesse che stanno donando soldi, cibo, vestiti e prodotti di ogni tipo per i rifugiati tamil.
 
La maggioranza degli abitanti del sud dell’isola vogliono la disfatta totale del Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte) e la fine di un conflitto etnico che da decenni divide in due il nord ed il sud dello Sri Lanka. Ma questo sembra non coincidere con un’ostilità generalizzata della popolazione singalese verso i tamil. È quanto emerge per lo meno dalla corsa di solidarietà che si sta verificando in buona parte del sud Paese e che vede coinvolte persone di ogni estradizione sociale e credo. Molte di loro, soprattutto tra i cristiani, avevano cominciato a fare collette già prima dell’appello alla popolazione dello stesso Rajapaksa.
 
Il numero dei civili fuggiti dalla zona di guerra in questi giorni ha superato quota 100mila - il ministero della Difesa parla di 113,667 persone - e si vanno ad aggiungere alle migliaia di sfollati, i cosiddetti Internally displaced people, che vivono da anni nei campi profughi gestiti dal governo di Colombo. Per loro la Chiesa cattolica da mesi sta raccogliendo offerte e donazioni ed è pronta a intervenire nella zona di guerra con le sue organizzazioni caritative se le autorità e l’esercito danno il permesso. Oltretutto nella zona di guerra operano da anni religiosi e sacerdoti che non hanno mai abbandonato la popolazione nemmeno sotto le bombe; alcuni di loro hanno perso la vita, altri; come p. Vasanthaseelan, sono rimasti gravemente feriti
 
Suor Gertrude, superiora del convento del buon pastore di Kotahena a Colombo, racconta ad AsiaNews che “già dopo il primo appello dell’arcivescovo, mons. Oswald Gomis, abbiamo raccolto 500mila rupie [poco più di 3mila euro, ndr] da destinare alle vittime della guerra, soprattutto donne e bambini”. A queste si sono poi aggiunte 300mila rupie donate da studenti e famiglie della scuole cattoliche e “altre 200mila raccolte in un solo giorno dalla scuola di canto”.
 
Insieme alla colletta i fedeli della diocesi della capitale hanno raccolto anche vestiti nuovi e usati, cibo liofilizzato e riso, materiale sanitario e per l’igiene da destinare ai centri della Caritas che operano nel Vanni e o alle strutture governative che assistono i rifugiati.
 
Come tra i cattolici anche tra gli anglicani si registra una vera e propria gara di solidarietà. Ma non solo i cristiani si sono impegnati per aiutare i profughi tamil. Con l’aggravarsi dell’emergenza umanitaria è aumentato anche l’impegno delle varie comunità religiose del Paese. La Batticaloa Kattankudy Mosque Federation, ad esempio, ha inviato cinque cuochi musulmani nei centri degli Idp nel Vanni. Il segretario della federazione musulmana, Sabeel, spiega che “i cinque hanno portato con loro provviste e utensili” mentre altri volontari “stanno raccogliendo cibo e vestiti per i profughi tamil”. “Sono nostri concittadini - afferma Sabeel - e noi abbiamo il dovere di prenderci cura di loro mentre sono nel bisogno”.
TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Il generale Fonseka si dimette. Forse si candida alla presidenza
13/11/2009
Sri Lanka: minacce di morte ai redattori del principale giornale tamil di Jaffna
03/07/2009
Il presidente Rajapaksa si proclama Padre della patria
03/06/2009
Critiche e tristezza nella festa dello Sri Lanka
20/05/2009
I profughi fuggono le Tigri Tamil, ma finiscono reclusi nei centri del governo
11/12/2008


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”