26/10/2015, 00.00
PAKISTAN
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Rawalpindi, chiese gremite nonostante il rischio attentati. Le autorità vigilano sulla sicurezza

di Jibran Khan
Gruppi islamisti avevano minacciato attacchi alle chiese, in risposta alla campagna militare dell’esercito. Leader cattolici e protestanti hanno incontrato e ringraziato i vertici della polizia e le autorità. Sacerdote: “Saldi e uniti contro le violenze”. Un fedele: “Non rinneghiamo la nostra fede per le loro minacce”.

Rawalpindi (AsiaNews) - Le speciali misure di sicurezza predisposte da polizia e autorità civili pakistane hanno scongiurato il verificarsi di incidenti durante le funzioni cristiane del fine settimane. Tutto questo, a dispetto delle minacce e degli allerta lanciati nei giorni precedenti, in cui si parlava di un pericolo concreto di attentati e attacchi mirati alle chiese, in particolare a Rawalpindi, nella provincia del Punjab. Nel mirino la comunità cattolica locale, la Chiesa del Pakistan (protestante) e le Chiese presbiteriane. 

La minaccia alle chiese segue gli attentati avvenuti nei giorni scorsi contro la comunità sciita pakistana, una piccola minoranza in una nazione a larga maggioranza sunnita, che celebrava la festa dell’Ashura, in cui si commemora il martirio dell’imam Ali da parte del califfo omayyade Yazid I. 

Un attentatore suicida ha causato decine di vittime facendosi saltare in aria durante una processione a Jacobabad, nella provincia meridionale del Sindh, scatenando le ire della comunità sciita. Nelle ore successive all’attacco, un gruppo di cittadini esasperati per le violenze è sceso in piazza lanciando pietre ai poliziotti e incendiando auto e mezzi, lamentando la mancanza di sicurezza. 

In questo clima di violenze e tensione, anche la comunità cristiana - cattolica e protestante - ha celebrato le funzioni domenicali senza farsi intimorire dalle minacce di morte ricevute da gruppi estremisti. Gli estremisti vogliono colpire obiettivi appartenenti alle minoranze religiose, in risposta alla campagna militare “Operazione Zarb-e-Azb” lanciata dall’esercito nelle aree tribali e nelle roccaforti talebane. 

Interpellato da AsiaNews p. Arif Mani, sacerdote a Rawalpindi, racconta di essere “felice nel vedere la chiesa gremita di fedeli, nonostante il rischio di attentati. È tempo di restare saldi e uniti contro le violenze, di rinnovare ogni giorno la nostra fede”. Inoltre, aggiunge, i leader cattolici vogliono ringraziare i responsabili della sicurezza “che hanno vegliato sulle celebrazioni, svolgendo al meglio il loro compito”. Soddisfazione viene espressa anche da Arif Babu, un parrocchiano, che ha portato “l’intera famiglia a messa” nonostante le voci di attentati. “Vado a messa da 38 anni - spiega - e non è certo la prima volta che sento minacce di attacchi. Siamo cittadini pacifici, siamo qui per pregare il Signore e non rinnegheremo mai la nostra fede per il pericolo di minacce”. 

Al termine delle celebrazioni domenicali una delegazione di cattolici e protestanti della città ha incontrato i responsabili della sicurezza e i capi della polizia, ringraziandoli per aver vigilato sulle messe e assicurato l’incolumità dei fedeli. 

Con più di 180 milioni di abitanti (di cui il 97% professa l'islam), il Pakistan è la sesta nazione più popolosa al mondo ed è il secondo fra i Paesi musulmani dopo l'Indonesia. Circa l'80% è musulmano sunnita, mentre gli sciiti sono il 20% del totale. Vi sono inoltre presenze di indù (1,85%), cristiani (1,6%) e sikh (0,04%).

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