18/08/2007, 00.00
THAILANDIA
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Referendum, voglia di stabilità politica e timori per la democrazia

Sono 45 milioni gli elettori chiamati a votare domani sul disegno di Costituzione redatta dal governo provvisorio. Se passerà il testo, elezioni generali entro la fine dell’anno. La popolazione auspica il ritorno di democrazia e stabilità politica, ma in molti denunciano le ombre della “Costituzione della giunta militare”.
Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – Il governo provvisorio militare in Thailandia non si dimetterà anche se il referendum sul disegno di Costituzione in programma per domani non dovesse passare. La precisazione arriva da Thirapat Serirangsan, dell’Ufficio del primo ministro, il quale spiega che il voto del 19 agosto non è sulla legittimità del governo. La dichiarazione risponde alle voci di chi, tra la società civile definisce l’appuntamento di domani “il referendum della giunta”, denunciandone gli aspetti anti-democratici. 
 
I thailandesi sono chiamati alle urne dopo 11 mesi dal golpe incruento con cui i militari hanno deposto l’ex premier Thaksin Shinawatra, accusato di abuso di potere e corruzione; secondo Thirapat il voto di domani è parte di un “processo di educazione politica, un passo per restaurare la democrazia”. Oltre 20 milioni di copie del documento sono state inviate a tutto il Paese.
 
Pubblicità in televisione, elefanti con slogan elettorali e manifestazioni in tutto il Paese ricordano agli elettori l’appuntamento di domani. Se vincerà il Sì la Thailandia avrà presto la sua 18esima Costituzione ed elezioni generali si svolgeranno entro la fine dell’anno, ha fatto sapere il governo. Se prevarranno i No allora, entro 30 giorni, si sceglierà una – non specificata – precedente Costituzione e con molta probabilità le elezioni saranno posticipate. Per passare, il referendum ha bisogno della maggioranza semplice.
 
Secondo previsioni ufficiali, almeno la metà dei 45 milioni di aventi diritto al voto si recheranno alle urne. Thirapat, anche ex presidente della Political Science Association of Thailand, sostiene che la nuova Costituzione, rispetto all’ultima, adottata nel 1997, conferisce al popolo maggiore  partecipazione alla vita politica (sarà più facile proporre leggi o presentare petizioni per rimuovere un ministro); maggiore libertà per le attività pubbliche; limiterà l’incarico del premier a solo due mandati o ad un massimo di 8 anni.
 
Analisti osservano che in molti voteranno a favore del disegno di Costituzione con la speranza di mettere fine a mesi di instabilità politica. Le autorità hanno fatto di tutto per facilitare l’affluenza alle urne, tanto che il giorno successivo al voto è stato dichiarato festa nazionale e sono stati ridotti i costi dei mezzi pubblici.
 
Gli oppositori lamentano di non aver avuto i mezzi per poter organizzare un’adeguata contro campagna referendaria. A rifiutare il “referendum della giunta” sono soprattutto i sostenitori del partito Thai Rak Thai, dell’ex premier Thaksin, che si concentrano a Bangkok e nelle zone rurali. Denunciano che la Costituzione è stata scritta senza consultare il popolo ed è fortemente non democratica: metà dei senatori non verranno eletti, ma nominati da un comitato di giudici e burocrati, cosa che potrebbe creare una pericolosa confusione tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario. Inoltre una clausola prevede la totale amnistia per tutte le attività collegate al colpo di Stato del settembre 2006.
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