11/09/2013, 00.00
VIETNAM
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Religioni unite in difesa della diocesi di Vinh, nel mirino delle autorità comuniste

di J.B. An Dang
Un gruppo composto da cattolici, protestanti, buddisti manifesta vicinanza al vescovo e ai fedeli, vittime di attacchi del governo e di diffamazione a mezzo stampa. Critiche unanimi per le azioni “subdole e spietate” dei vertici di Nghe An. Appello alla comunità internazionale per la difesa dei diritti umani in Vietnam.

Vinh (AsiaNews) - Un gruppo di personalità religiose vietnamite - in rappresentanza di fedi diverse - ha offerto il proprio sostegno al vescovo e alla Chiesa cattolica di Vinh, al centro di un violento attacco diffamatorio dei media ufficiali e nel mirino delle autorità. La nota è stata diffusa ieri e controfirmata da tutti i dignitari; essa esprime vicinanza e solidarietà alla diocesi e ai fedeli, da tempo in prima fila nella lotta a sostegno dei diritti della popolazione contro gli abusi perpetrati dall'amministrazione locale e dalle forze dell'ordine. Al centro della controversia la vicenda legata alla parrocchia di My Yen, che chiede la liberazione di due fedeli in carcere dal giugno scorso senza nemmeno un capo di accusa formale a loro carico.

Personalità cattoliche, leader di varie confessioni cristiane, esponenti del Caodaismo e membri della Hoa Hao Central Buddhist Church - molti dei quali vittime anch'essi di violenze governative - hanno manifestato "unanime sostegno" per gli incidenti di My Yen. Piena vicinanza anche al vescovo e ai vertici della Chiesa cattolica locale, oggetto di quelle che definiscono "azioni devianti, violente, subdole e spietate" da parte delle autorità di Nghe An.

Critiche unanime vengono espresse nei confronti dell'amministrazione locale, delle forze armate e dei media governativi che usano metodi violenti e manipolano i fatti; essi minano "l'integrità del vescovo" mons. Paul Nguyen Thai Hop e di tutti i religiosi diocesani, per perpetrare i loro disegni criminosi.

I leader religiosi si rivolgono infine ai vertici di Nghe An, auspicando una migliore soluzione dei conflitti e delle tensioni sociali che da tempo infiammano la provincia; basta abusi e sequestri operati nell'anonimato, avvertono, perché i colpevoli saranno prima o poi giudicati "dalle leggi internazionali o dalla giustizia divina". Per questo lanciano un invito diffuso, in patria come all'estero, a denunciare i crimini commessi dalle autorità comuniste e a solidarizzare con le vittime di tali violenze.

Da tempo il governo vietnamita ha lanciato una campagna di repressione verso blogger, attivisti e dissidenti che chiedono libertà religiosa, il rispetto dei diritti civili o la fine dell'egemonia del partito unico, per la quale è stata anche lanciata una petizione. Solo nel 2013, Hanoi ha arrestato oltre 40 attivisti per crimini "contro lo Stato", in base a una norma che gruppi pro diritti umani bollano come "generiche" e "vaghe". Anche la Chiesa cattolica deve sottostare a vincoli e restrizioni e i suoi membri sono vittime di persecuzioni: a gennaio un tribunale vietnamita ha condannato 14 persone, fra cui cattolici, al carcere con l'accusa di aver tentato di rovesciare il governo, in una sentenza criticata con forza da attivisti e movimenti pro diritti umani.  

 

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