08/06/2018, 08.42
VIETNAM
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Rilasciato ed esiliato in Germania Nguyen Van Dai, avvocato per i diritti umani

Insieme al collega Le Thu Ha sarebbe arrivato questa mattina a Francoforte su un volo della Vietnam Airlines proveniente da Hanoi. I due avvocati ed altri quattro membri di Brotherhood for Democracy sono stati condannati ad un totale di 66 anni di carcere e 17 anni agli arresti domiciliari.

Hanoi (AsiaNews/Agenzie) – Il noto avvocato per i diritti umani Nguyen Van Dai ed un altro membro di Brotherhood for Democracy sono stati rilasciati dalla prigione ieri sera e imbarcati su un aereo diretto in Germania. La liberazione e l'esilio di Dai e del collega Le Thu Ha sono avvenuti circa due mesi dopo una dura condanna per lo svolgimento di “attività volte a rovesciare lo Stato”. Il 5 aprile scorso, Dai è stato condannato a 15 anni di carcere e cinque anni di arresti domiciliari, mentre Ha a nove anni di reclusione (foto).

I due avvocati ed i giornalisti Pham Van Troi, Nguyen Trung Ton, Truong Minh Duc e Nguyen Bac Truyen sono stati condannati perché membri della Brotherhood for Democracy, gruppo fondato da Dai nel 2013 per difendere i diritti umani e promuovere gli ideali democratici in Vietnam. Essi hanno condotto campagne per le vittime dell'ingiustizia, sostenuto la libertà religiosa ed i prigionieri politici e le loro famiglie. In tutto, il tribunale di Hanoi ha inflitto agli attivisti condanne per un totale di 66 anni di carcere e 17 anni agli arresti domiciliari.

Esponenti di Viet Tan, partito democratico vietnamita, riferiscono che Dai, sua moglie Vu Minh Khanh e Ha, sarebbero arrivati questa mattina a Francoforte su un volo della Vietnam Airlines proveniente da Hanoi. Il governo vietnamita ed i media statali non hanno rilasciato dichiarazioni sulla liberazione dei due avvocati, confermata dai militanti di Brotherhood for Democracy.

Dai, 48 anni, è stato arrestato insieme ad Ha nel dicembre 2015, a seguito di un incontro sui diritti umani con funzionari dell'Unione europea ad Hanoi. Due giorni fa, il loro caso è stato citato da 90 Ong legate al Vietnam in una lettera che esortava l'Ue a respingere un patto di libero scambio con il Vietnam, fino a quando il regime non avrà rilasciato i prigionieri politici e riconosciuto la libertà di parola ed altri diritti fondamentali.

Secondo un rapporto pubblicato da Human Rights Watch (Hrw) lo scorso febbraio, nel Paese del sud-est asiatico al momento vi sono 129 prigionieri politici, arrestati per aver criticato o protestato contro il regime comunista; accuse respinte da Hanoi, secondo cui non vi sono detenuti per reati di opinione, ma solo criminali puniti per aver violato la legge. Il Vietnam occupa uno dei gradini più bassi al mondo per la libertà di stampa: secondo l’indice pubblicato nel 2017 dall’Ong Reporters sans frontières è al 175mo posto su 180 Paesi.

Dal 2016, attivisti e blogger sono gli obbiettivi di una campagna governativa contro il dissenso. Gli oppositori al regime subiscono quotidianamente molestie, intimidazioni, sorveglianza e interrogatori della polizia e sono sottoposti a lunghi periodi di detenzione preventiva, senza accesso ad avvocati o familiari. Anche la comunità cattolica ha pagato il prezzo per il proprio impegno. Frequenti sono le dure condanne emesse all’indirizzo degli attivisti cattolici, come dimostrano i recenti casi di Nguyễn Văn Oai (cinque anni di carcere), Trần Thị Nga (nove), Nguyễn Ngọc Như Quỳnh (10) e Nguyễn Văn Hóa (sette).

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