04/11/2004, 00.00
CINA
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Rivolte sociali, la Cina a un passo dal caos

Pechino (AsiaNews) – Le rivolte scoppiate nei giorni scorsi nell'Henan, nel Sichuan, nello Shaanxi e nella Mongolia Interna mostrano la fragilità della società cinese: i conflitti locali spesso si allargano a macchia d'olio e si trasformano in scontri a vasta scala. Protagonisti delle violenze sono contadini, lavoratori e membri delle minoranze etniche: essi rappresentano i gruppi più svantaggiati ed emarginati della società e non riescono a dar voce al proprio malcontento. La violazione sistematica dei diritti li spinge a violente azioni di protesta, soffocate con la forza dalla polizia.

La scorsa settimana, nell'Henan, un banale incidente automobilistico ha innescato un conflitto etnico fra la maggioranza cinese Han e la minoranza musulmana Hui, con diversi morti e feriti. Due settimane fa a Wanzhou (Chongqing), la moglie di un fruttivendolo ha schiaffeggiato un fattorino reo di averla urtata con il proprio carico. Il diverbio è sfociato in una rivolta di massa e accuse contro gli abusi della polizia, dopo che i manifestanti avevano razziato edifici del governo e bruciato un'auto della polizia.

Casi di violenze già documentati  si inseriscono in un quadro più ampio di scontri,  proteste e rivolte sociali scoppiate nelle zone più povere del paese. Il mese scorso a Bengbu (Anhui), più di 10 mila pensionati hanno manifestato chiedendo al governo di rivedere le quote della pensione, troppo bassa per sostenere l'incremento dei prezzi. Anche a Shenzhen e a Dongguan vi sono state proteste che hanno coinvolto migliaia di operai.

La situazione si aggrava giorno dopo giorno, mentre cresce la sensibilità ai propri diritti violati. I contadini , ad esempio, grazie ai mass media e ad una maggiore educazione, sono molto più consapevoli dei propri diritti e sono disposti a lottare per difenderli. Esperti affermano che uno dei motivi principali del malcontento fra i contadini è la confisca delle terre.

Intanto organizzazioni non-governative del delta del Fiume delle Perle, nel Guangdong, denunciano pressioni dei rappresentanti del governo  per frenare il loro impegno in difesa dei diritti dei lavoratori.

Hu Xingdou, esperto di giustizia sociale, afferma che gli incidenti sono un chiaro segnale della situazione del paese: "Siamo ad un crocevia, in cui si sommano i problemi degli agricoltori, dei disoccupati e delle minoranze etniche; se non ci saranno delle riforme, il paese cadrà nel caos". Egli afferma che "la mancata tutela dei diritti delle minoranze è una delle cause del crescente malcontento" e denuncia l'assenza di meccanismi "a difesa dei più deboli".

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