31/07/2021, 10.23
RUSSIA-UCRAINA-BIELORUSSIA
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Russi, ucraini e bielorussi festeggiano il Battesimo della Rus’ di Kiev

di Vladimir Rozanskij

Celebrata in Russia la memoria liturgica del santo principe Vladimir. Patriarca Kirill: L’evento ha determinato la nostra identità di popolo. Cerimonie spesso tenute senza rispetto dei protocolli anti-Covid. La difficile riconciliazione tra moscoviti e ucraini autocefali.

Mosca (AsiaNews) – Celebrata in Russia, Ucraina e Bielorussia la memoria liturgica del santo principe Vladimir di Kiev. Nel 988 il regnante slavo ha fatto battezzare nel fiume Dnepr l’intero popolo dell’antica Rus’, inserendolo nel novero delle nazioni cristiane secondo la tradizione ortodossa bizantina. Già da 11 anni questa ricorrenza è onorata con una giornata di festa nazionale nei tre Paesi che si rifanno all’eredità kievana.

Il 28 luglio tutte le chiese del patriarcato di Mosca hanno fatto suonare le campane a mezzogiorno, eseguendo a mano la melodia “Gloria a Te, o Dio!”. L’inno è stato elevato non solo in Russia, ma anche nelle chiese patriarcali di Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Azerbaigian e Kazakistan. A causa dell’ampia diffusione del Covid-19, quest’anno le autorità russe, ucraine e bielorusse hanno sospeso quasi tutte le tradizionali processioni per la festa.

Il patriarca di Mosca Kirill (Gundjaev) ha presieduto la liturgia in condizioni di isolamento nella cappella della sua dacia di Peredelkino, nella periferia della capitale. Da lì egli  ha diffuso il suo augurio: “Oggi celebriamo una grande festa, che ha cambiato radicalmente la vita dei nostri lontani progenitori: 1033 anni fa a Kiev, la madre di tutte le città russe, per volere del gran principe Vladimir tutti hanno ricevuto il Battesimo, che ancora oggi determina la nostra identità di popolo e ha cambiato la nostra visione del mondo, la nostra moralità personale e sociale, dando agli uomini l’aiuto divino per cambiare sempre verso il meglio”.

Kirill ha inviato un messaggio di augurio anche al presidente bielorusso Aleksandr Lukašenko, augurando “prosperità e fermezza nelle forze spirituali e corporali del popolo bielorusso”, ricordando “la responsabilità dei contemporanei per il futuro dei Paesi storici della Rus’”. Analogo messaggio è stato inviato dal patriarca al presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj. Nella sua missiva Kirill ha auspicato “una buona collaborazione” delle autorità di Kiev con gli ortodossi fedeli al patriarcato di Mosca, “per favorire la coesione sociale e l’affermazione degli autentici valori morali”.

La liturgia più solenne in Russia è stata celebrata a Mosca, nella nuova cattedrale delle Forze armate russe, inaugurata lo scorso anno nel parco “Patriot” nel pieno della prima ondata della pandemia. Nella chiesa si sono radunate diverse migliaia di persone, in buona parte militari, senza troppo badare alle norme di distanziamento.

Anche la Chiesa ucraina autocefala ha celebrato la festa, con una liturgia presieduta dal metropolita Epifanyj (Dumenko) sulla collina di S. Vladimir a Kiev, dove sorge una chiesa in memoria del luogo del Battesimo. Sempre per ragioni sanitarie, alla funzione hanno potuto partecipare solo poche centinaia di fedeli, molti meno di quanto si sono riuniti lo stesso giorno presso il monastero delle Grotte di Kiev, gestito dagli ortodossi di giurisdizione moscovita.

Nonostante le limitazioni, oltre 350mila fedeli ortodossi, di osservanza autocefala o patriarcale, hanno compiuto in questi giorni il pellegrinaggio tradizionale dalla Collina alle Grotte, portando in processione le icone miracolose dei principali monasteri ucraini di Počaevsk, Zimnensk, Kasperov e Ljubeč.  Il pellegrinaggio si è concluso con la liturgia notturna Vsenočnaja sulla piazza davanti alla cattedrale della Dormizione della Lavra monastica. Il metropolita Antonij (Pakanič) di Borispolskij, che ha presieduto il rito, ha ricordato che la festa “è dedicata alla fedeltà all’Ortodossia”.

Alle celebrazioni di Kiev hanno partecipato numerose delegazioni delle Chiese ortodosse degli altri Paesi slavi. Il vescovo serbo Stefan Remezjanskij ha osservato che “la difficile condizione scismatica degli ortodossi ucraini”, divisi tra moscoviti e nazionali, “influisce sulla vita di tutto il mondo ortodosso”. Anche i serbi sono preoccupati dalle spinte all’autocefalia della Macedonia e del Montenegro, e guardano alla possibile riconciliazione degli ucraini come una “speranza per tutte le altre Chiese”.

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