23/08/2012, 00.00
RUSSIA
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Russia nel Wto, ma gli analisti avvertono: non aspettatevi miracoli

di Nina Achmatova
Entrato in vigore il protocollo sull'adesione della Federazione russa nell’Organizzazione mondiale del commercio. Secondo la Banca mondiale, l’adesione porterà 162 miliardi di dollari l’anno di output nel lungo termine. Ma molto dipenderà dalla volontà di Mosca di combattere le piaghe storiche della sua economia.

Mosca (AsiaNews) - Dopo 19 anni di attesa, la Russia è diventata ufficialmente il 156° membro dell'Organizzazione mondiale del Commercio (Wto). Lo storico passo, accolto con favore da Bruxelles e dagli Stati Uniti, continua a essere accompagnato dalle preoccupazioni dei produttori locali, spaventati dall'abbattimento dei dazi sull'import, e dagli avvertimenti degli esperti, secondo i quali il Wto non porterà alla Russia un boom paragonabile a quello sperimentato dalla vicina Cina, membro dal 2001.

Il 22 agosto scorso è entrato in vigore il protocollo sull'adesione della Federazione russa all'accordo di Marrakesh, documento fondativo del Wto. Sono finiti, così, 19 anni di trattative in cui Mosca (un'economia stimata in 1.900 miliardi di dollari) era praticamente rimasta l'unica grande potenza mondiale fuori dall'Organizzazione. Il commissario europeo al Commercio, Karel De Gucht, si è detto sicuro che "l'adesione faciliterà scambi e investimenti, stimolerà la modernizzazione dell'economia russa e offrirà  enormi opportunità sia alle imprese russe che a quelle europee".

L'ingresso della Russia nell'Organizzazione mondiale del commercio, secondo l'agenzia Bloomberg,  implicherà prima di tutto una maggiore apertura commerciale da parte del Paese: minori dazi all'import (tetto massimo che scende dal 10 al 7,8%, con le tariffe sulle auto straniere dimezzate nel 2019) e maggior competitività richiesta nell'export, aspetto che costringerà a un ammodernamento di molti settori rimasti indietro. Mosca potrà a sua volta godere dell'abbattimento delle barriere doganali, che costano ai suoi esportatori dagli 1,5 ai 2 miliardi di dollari l'anno. Verranno gradualmente aboliti i sussidi all'agricoltura e saranno introdotte la difesa della proprietà intellettuale e nuove misure sanitarie.

Se il mercato auto è visto come quello che soffrirà di più per la competitività straniera, telecomunicazioni e banche - secondo gli esperti - si apriranno agli investitori esteri, i quali potranno entrare nel capitale di un istituto di credito fino a una quota del 50%.

Nessun effetto, invece, sull'export di petrolio e gas, poiché le fonti energetiche non sono coperte dalle norme Wto.

Secondo la Banca mondiale, l'adesione all'Organizzazione mondiale del commercio porterà alla Russia 49 miliardi di dollari l'anno di output economico nel breve termine, cifra destinata a salire a 162 miliardi di dollari annuali sul lungo termine. Molto, però, dipenderà dalla volontà reale di Mosca di combattere alcune delle piaghe storiche della sua economia, un capitalismo clientelare dove la corruzione invade ogni settore della società e la giustizia è spesso usata a scopi personalistici. "Il Wto non è una bacchetta magica, con cui si può migliorare il clima degli investimenti - ha spiegato Ed Conroy du Hsbc Global Asset Managemnet -  ma se effettivamente si creeranno condizioni meno restrittive, allora automaticamente aumenteranno le possibilità di crescita".

A ogni modo gli analisti sono tutti convinti che la Russia non vivrà il miracolo cinese. Come fa notare l'agenzia Reuters, al di là delle diverse condizioni del mercato mondiale rispetto a 10 anni fa, l'export russo è dominato da gas e petrolio, settore non toccato dalle barriere doganali; inoltre, il modello di un manifatturiero destinato all'export, come quello cinese, non può funzionare in Russia, dove la manodopera ha un costo relativamente alto. 

 

 

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