12/12/2018, 11.15
CINA-VATICANO
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Sacerdote cinese da sotterraneo a ufficiale: ‘Me lo hanno detto il papa e il Vaticano’

di Jiang Yan

Il p. Wang Zeyi, amministratore diocesano di Wu Da (Ningxia), ha concelebrato con mons. Du Jiang, vescovo ufficiale di Bameng (Mongolia Interna). Molti fedeli sono rimasti scandalizzati e sono usciti dalla chiesa. Il problema dell’appartenenza all’Associazione patriottica, i cui principi sono “inconciliabili” con la dottrina cattolica. Anche il Vaticano deve fare chiarezza.

Roma (AsiaNews) – “Me lo ha detto il papa; me lo ha detto il Vaticano”: così p. Wang Zeyi si giustifica per essere passato dalla Chiesa non ufficiale di Wu Da (Ningxia, Mongolia Interna) a quella riconosciuta dal governo. I suoi fedeli però lo accusano di essere un “debole” e un “traditore”. Il rapporto che pubblichiamo, scritto da un fedele, racconta dello scontro fra le due visioni: quella del sacerdote, che vuole collaborare col governo e aderire all’Associazione patriottica (Ap); quella dei fedeli o di una parte di loro, che invece preferiscono le distanze dalla cosiddetta “Chiesa indipendente” che l’Ap vuole costruire, sotto il dominio del Partito comunista cinese.

L’occasione che ha generato lo scontro è una concelebrazione fra p. Wang e mons. Mattia Du Jiang, vescovo ufficiale di Bameng (Mongolia Interna), anch’egli passato dalla Chiesa sotterranea a quella ufficiale nel 2010, dopo aver speso sei anni come vescovo clandestino fra molte difficoltà.

Di per sé tale concelebrazione non costituisce un ostacolo dogmatico, o teologico, o disciplinare, dato che mons. Du Jiang è riconosciuto dalla Santa Sede. Ma i fedeli vedono in p. Wang alcune ambiguità. Anzitutto, il sacerdote voleva passare nell’ufficialità già diversi anni prima, adducendo che alcuni vescovi sotterranei lo spingevano a questo. Ma i fedeli hanno verificato che ciò non era vero. Così, anche questa volta, in cui egli dice di aver ricevuto l’indicazione da papa Francesco e dal Vaticano, i fedeli non gli credono.

È anche vero che l’accordo sino-vaticano firmato lo scorso settembre non affronta la questione dell’appartenenza all’Associazione patriottica, al momento condizione necessaria per passare all’ufficialità. La Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi affermava che i principi su cui si fonda l’Ap sono “inconciliabili” con la dottrina cattolica. Ma l’eliminazione della scomunica a sette vescovi ufficiali (e a uno post-mortem), per volere di papa Francesco, dà ai fedeli cinesi l’impressione che appartenere all’Ap sia una cosa buona o di poca importanza. D’altra parte, secondo testimonianze che ci vengono dalla Cina, i sette vescovi riconciliati non hanno cambiato il loro modo di vedere e di agire e continuano a esaltare l’idea di una Chiesa “indipendente”. Molti vescovi sotterranei chiedono al Vaticano di fare chiarezza su questo punto. In ogni caso, un passaggio dalla clandestinità all’ufficialità dovrebbe avvenire in un dialogo serrato fra i sacerdoti e i fedeli, per “non dare adito a situazioni di scandalo”, come consiglia la Lettera di Benedetto XVI (n. 7): una cosa che p. Wang ha omesso di fare. D’altra parte, come si esprime p. Wang, egli –  e tanti altri vescovi e fedeli della Chiesa sotterranea - sono sottoposti a pressioni e controlli come “sorvegliati speciali” per costringerli ad aderire all’Ap. E spesso i funzionari governativi dicono che “il papa è d’accordo con noi”.  (BC)

 

Wang Zeyi, amministratore diocesano della Chiesa non ufficiale di Wu Da (Ba Meng, Mongolia Interna) all’interno della diocesi di Ning Xia, domenica 2 dicembre ha concelebrato col vescovo ufficiale Mattia Du Jiang. Per i fedeli della Chiesa non ufficiale questo atto è inaccettabile. Molte persone hanno quindi abbandonato seduta stante la celebrazione. Il giorno dopo, le autorità governative hanno innalzato la bandiera cinese davanti alla chiesa. La conseguenza possibile e grave sarà la divisione all’interno della Chiesa non ufficiale.

Da anni i membri della Chiesa non ufficiale accusano p. Wang Zeyi di pianificare segretamente la sua apertura al governo. Lui si difende, dicendo che ha avuto istruzioni chiare da parte del Pontefice. Se fosse veramente così, non sarebbe più convincente mostrare i documenti che lo autorizzano a concelebrare con la Chiesa ufficiale?

Dal 2012 p. Wang ha sempre rifiutato di aderire alle richieste delle autorità governative, accettandole solo adesso. Negli ultimi sei anni ha quindi dovuto affrontare tante difficoltà e sofferenze. Oggi, sei anni dopo, a pochi giorni dalla concelebrazione, la rabbia ha fatto gridare ai fedeli il suo essere un debole e un vigliacco traditore.

Ecco come racconta la vicenda lo stesso padre Wang Zeyi:

"Vorrei dire qualcosa riguardo a questo ritardare di 6 anni nel soddisfare le richieste del governo. In primo luogo, nella rispettabile lettera di papa Benedetto XVI alla Chiesa cinese nel 2007, è chiaramente affermato: "In molte occasioni, voi dovete affrontare la questione della concelebrazione. Riguardo a questo vorrei ricordarvi le condizioni necessarie: la stessa fede cattolica e la comunione con il Papa e la Chiesa universale”. Quindi concelebrare con vescovi in comunione con il Papa è legittimo.  

Anche se queste celebrazioni sono organizzate dal governo, o da persone che non hanno nessun rapporto con la Chiesa istituzionale, come già detto (vedi punto n. 7, comma 8), “il principio è che questo riconoscimento e queste relazioni non violino la fede e la comunione ecclesiale. A tale scopo, i fedeli che amano sinceramente Cristo e la Chiesa, non dovrebbero esitare a partecipare a concelebrazioni eucaristiche o ad altri sacramenti da parte di preti e vescovi in piena comunione con il successore di Pietro".

Il vescovo Du Jiang della diocesi di Bameng è stato nominato personalmente da papa Benedetto XVI, legittimamente e validamente, ha quindi tutti i diritti dei vescovi in piena comunione con il papa. La mia concelebrazione con il vescovo Du Jiang non viola il Codice di Diritto Canonico o la dottrina cattolica. È quindi legittima.

In secondo luogo, la Santa Sede ha chiarito esplicitamente che la concelebrazione con il vescovo Du Jiang è possibile, senza alcun problema. Terzo, il 22 settembre, il Vaticano ha firmato un accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi. L’obiettivo a lungo termine che sta a cuore dell’attuale pontefice Francesco è l'unità e lo sviluppo della Chiesa in Cina.  Per questo il Papa ha perdonato otto vescovi cinesi che hanno sofferto la pena della scomunica, accogliendoli di nuovo nelle braccia della Chiesa. Come il figliol prodigo nella parabola del padre misericordioso, ha accettato il ritorno del figlio minore a casa, nonostante le lamentele del figlio maggiore contro il vecchio padre.

Come sommo pastore della Chiesa, il papa ha il potere di emanare leggi ecclesiastiche, ma ha anche il potere di esentare dalle restrizioni legali della Chiesa. Questo potere è stato conferito dallo stesso Gesù Cristo. La mia concelebrazione con il vescovo Du Jiang era, in realtà, possibile e lecita sin dall'inizio. Tuttavia, a causa di ragioni storiche o a maggior ragione a causa delle convinzioni e dei sentimenti dei fedeli, dopo le tante sofferenze personali di questi ultimi anni e dopo aver ottenuto l’ennesimo benestare della Santa Sede, per il bene della vostra e della mia fede, due mesi dopo l’accordo provvisorio tra Santa Sede e governo, ho deciso di concelebrare, in modo legittimo e con il permesso del Vaticano. Scusate la domanda, carissimi fratelli e sorelle che mi accusate: devo o non devo obbedire al Papa che mi chiede di concelebrare con un vescovo legittimo? O dovrei ascoltare voi, soddisfacendo i vostri sentimenti contrari a questa concelebrazione e dividendo maggiormente la Chiesa?

Sul concelebrare con vescovi in piena comunione col papa, la mia coscienza è in pace. Forse voi non immaginate quante difficoltà e quanta pressione devo affrontare in questo momento. Il mese scorso, il Comitato Centrale per le religioni è venuto qui nella Mongolia interna, ribadendo il fatto che io sono l'obiettivo chiave della Chiesa cattolica nel nord-ovest. C'è una grande pressione sulla città di Wu Hai e sui dipartimenti distrettuali. Dal 3 al 5 dicembre, i rappresentanti del Comitato per le Religioni della Regione autonoma sono venuti nella città di Wuhai: io e la Chiesa Cattolica di Wu Da siamo veramente al centro dell'attenzione del governo. Per questo, voi proprio non immaginate lontanamente le difficoltà e lo stress a cui siamo sottoposti. Ho cercato di fare del mio meglio!!! Perché tutto questo è a livello nazionale! A maggior ragione, io sono il “sorvegliato speciale”. Penso quindi che tutte queste cose siano normali".

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