05/05/2017, 13.50
INDIA
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Sajan K George: l’India dice all’Onu che tutela l’uguaglianza, ma le minoranze sono disperate

L’attivista contesta quanto affermato al Consiglio dell’Onu per i diritti umani dalla delegazione indiana.  La Commissione statunitense sulla libertà religiosa internazionale (USCIRF), che controlla la violazione della libertà religiosa all'estero, ha affermato che in India le comunità minoritarie religiose e i dalit si trovano ad affrontare discriminazioni e persecuzioni.

Mumbai (AsiaNews) - Parlando alla 27ma sessione dell’ Universal Periodic Review Working Group del Consiglio dell’Onu per i diritti umani, il capo della delegazione indiana,  Mukul Rohatgi, ha affermato che la Costituzione indiana non fa distinzione tra casta, credo, colore o religione di un cittadino.  "L'India è uno stato laico senza religione di Stato", ha detto, aggiungendo che la Costituzione indiana garantisce a ogni individuo libertà di religione e che il diritto alla libertà di parola e di espressione occupa il suo giusto posto al centro della Costituzione indiana. Nella quale ci sono anche varie disposizioni per la tutela dei diritti e degli interessi delle minoranze.

Ma Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (GCIC) afferma che le osservazioni del GCIC sulla erosione dello "spirito di laicità" che sembra avvenire in India crea un senso di scoraggiamento e di disperazione che stanno prevalendo tra i cristiani e le altre minoranze.

Secondo Rohatgi “la nostra popolazione è consapevole delle proprie libertà politiche ed esercita le sue scelte in tutte le occasioni”. Egli ha anche sostenuto che l’India "crede nella pace, nella non violenza e nel rispetto della dignità umana. In quanto tale, il concetto di tortura è completamente alieno alla nostra cultura e non ha posto nella governance della nazione”.

L’India, ha dichiarato ancora, ha compiuto notevoli progressi nell'affrontare le esigenze particolari delle persone con disabilità attraverso la campagna sulla accessibilità e rivedendo il quadro dei diritti delle persone con disabilità e di quelle con problemi di salute mentale. Il Paese cerca di garantire lo sviluppo e la protezione dei diritti dei gruppi vulnerabili e ha adottato una serie di leggi in materia di violenza sessuale e di traffico di esseri umani.

Rohatgi ha poi parlato del riconoscimento dei diritti dei transgender, ai quali, in seguito a una sentenze della Corte suprema del 2014, il governo riconosce tutti i diritti, tra i quali  il matrimonio, l'adozione, il divorzio, la successione.

Ancora, l'India ha preso diverse misure per garantire un ambiente di lavoro sicuro e dignitoso per le donne e per facilitare il loro potere socioeconomico globale, nel quadro di un impegno per l’eliminazione della povertà e lo sviluppo inclusivo. In proposito, egli ha citato iniziative come Smart Cities, Make in India, Beti Bachao Beti Padhao--Celebrate the Girl Child and Enable her Education, Swachh Bharat--Clean India, Jan Dhan Yojana--Bank Accounts for All, Digital India, Skill India, Start up India etc. Esse rientrano negli Obiettivi di sviluppo sostenibile per realizzare l'Agenda 2030.

Sajan K George evidenzia invece come escludere i dalit cristiani dal diritto di uscire dallo stato di fuori casta e accedere a pieni diritti è una chiara indicazione della discriminazione statale tra il più grande gruppo di cristiani del Paese e pone una chiara domanda sulle credenziali laiche dell'India. Circa il 50 per cento dei quasi 29 milioni di cristiani che vivono in India sono nelle Scheduled Castes (dalit), esclusi i cristiani tribali. A differenza di sikh e buddisti, i dalit convertiti al cristianesimo non ricevono aiuti dal governo,

La relazione "Sfide costituzionali e legali di fronte alle minoranze religiose in India" della Commissione statunitense sulla libertà religiosa internazionale (USCIRF), che controlla la violazione della libertà religiosa all'estero, ha affermato che in India le comunità minoritarie religiose e i dalit si trovano ad affrontare discriminazioni e persecuzioni e che i crimini di odio, i boicottaggi sociali e le conversione forzata sono aumentata drammaticamente dal 2014. "Da quando il BJP ha assunto il potere, le comunità minoritarie religiose sono state oggetto di commenti dispregiativi da parte dei politici del BJP e di numerosi attacchi violenti e conversioni forzate da parte di gruppi nazionalisti indiani come Rashtriya Swayamsevak Sangh, Sangh Parivar e Vishva Hindu Parishad". E ancora: "Sotto i governi guidati dal BJP, le comunità minoritarie religiose e i dalit   hanno affrontato discriminazioni e persecuzioni a causa di una combinazione di leggi troppo ampie o mal definite, un sistema di giustizia penale inefficiente e una mancanza di coerenza giurisdizionale. Crimini di odio, boicottaggi sociali, assalti e conversioni forzate sono aumentati drammaticamente”.

Citando le cifre del Ministero della Casa dell'India, ha dichiarato che nel 2015 l'India ha registrato un aumento del 17% della violenza comunitaria rispetto all'anno precedente. Nel 2015, ci sono stati 751 segnalati incidenti di violenza comunitaria, passando da 644 nel 2014. E infine, le leggi anti-conversione, leggi eufemisticamente chiamate Libertà di religione, adottate da diversi Stati indiani costituiscono una sfida seria per la libertà religiosa, garantita dalla Costituzione indiana e sancita negli strumenti internazionali per i diritti umani.

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