15/05/2021, 08.36
RUSSIA
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Sant’Aleksandr Nevskij, padre dell’Eurasia: gli 800 anni dalla nascita

di Vladimir Rozanskij

Si susseguono celebrazioni ecclesiastiche e civili. Il santo è simbolo della Vittoria, perché non ha mai perso una battaglia. Ha combattuto contro svedesi e teutonici, e lavorato perché i tartari non distruggessero le città russe. E’ patrono della “specificità russa” contro le pretese dell’Occidente e “il giogo tartaro” del Covid-19.

Mosca (AsiaNews) - Il 30 maggio prossimo si compiranno gli 800 anni dalla nascita del principe Aleksandr Nevskij, il santo condottiero che salvò la Rus’ di Kiev da svedesi e Cavalieri Teutonici, trovando anche un necessario compromesso con i khan tatari, che nel 1240 avevano invaso le terre russe. Al di là delle celebrazioni ecclesiastiche e civili che già si avvicendano, nella società russa si guarda all’antico eroe come profeta di un possibile futuro della Russia e del mondo intero.

Aleksandr è simbolo della Vittoria: non perse neppure una battaglia; andò volontariamente fino a Karakorum per difendere il suo popolo dai mongoli, nonostante egli potesse rimanere al riparo della sua Novgorod, città libera e indipendente anche durante il “giogo tartaro”.

Mentre i tatari distruggevano Kiev, il principe combatteva contro i teutonici che intendevano conquistare i territori settentrionali della Rus’, per costringerli all’obbedienza cattolica. E’ famosa la “battaglia dei ghiacci” del 1242 sul lago Peipus, dove Aleksandr fece annegare i nemici nell’acqua gelata. Il titolo “Nevskij” gli era stato attribuito nel 1240: pur avendo un’armata di tre volte inferiore ai nemici, egli sconfisse gli svedesi sulla foce della Neva: Qui, cinque secoli più tardi sarebbe sorta San Pietroburgo.

Il giogo tartaro è un’epoca tragica della storia russa, che divide l’antica Rus’ dalla Russia di Mosca e poi di San Pietroburgo, ma rimane un elemento non eliminabile della stessa identità russa: l’eredità dell’impero asiatico, l’unione di Oriente e Occidente. La Rus’ antica (X-XII secolo) era già diventata uno dei più grandi Stati europei: con un territorio così esteso, era quasi la metà dell’Europa. Grazie a sant’Aleksandr, la Russia riuscì a salvarsi dall’invasione e dalla schiavitù da entrambe le parti, dell’Europa e dell’Asia, e rappresenta quindi l’aspirazione fondamentale della Russia di oggi.

Il tema è ripreso in questi giorni da varie pubblicazioni. Ieri, uno dei principali giornali, la Nezavisimaja Gazeta, ha dedicato un lungo inserto al santo di Novgorod, morto a Vladimir, le cui spoglie furono traslate a San Pietroburgo dal fondatore della città, Pietro il Grande, che già nel ‘700 lo indicò come nume tutelare del nuovo impero. Nel XIX secolo tre imperatori russi assunsero il nome di Aleksandr in suo onore, insieme all’epica di Alessandro il Macedone, per dare alla Russia una vocazione universale di pacificazione e unificazione dei popoli.

Aleksandr Ivanov, rappresentante della Russia presso l’Associazione degli stati del sud-est asiatico (ASEAN), scrive: “Ancora oggi si discute se Aleksandr fosse più dedito alla protezione della sua gente, o piuttosto attratto dalla forza dei mongoli… egli comunque mise a rischio la propria vita, morendo comunque a 42 anni tornando da un viaggio presso l’Orda d’Oro del khan tataro, fatto per evitare la distruzione delle città russe per gli scontri con i funzionari mongoli, e ottenendo anche un’alleanza russo-tataro-lituana contro i nemici crociati”.

Per Ivanov “il santo principe per noi, russi del XXI secolo, è attuale come mai prima. Egli non soltanto salvò il nostro Paese dalla schiavitù dell’Occidente, le conseguenze della quale si sentono comunque ancora oggi, ma programmò, con la sua scelta politica provvidenziale, l’autoidentificazione eurasiatica del super-etnos russo, e la sua capacità di sacrificarsi per i nostri amici e per la Verità, di generazione in generazione… senza questo, non ci sarà alcuna Russia nel futuro”.

Non a caso proprio ieri, nel nome della memoria storica di sant’Aleksandr, il patriarcato di Mosca ha aperto il VI Congresso panrusso dei missionari diocesani, per discutere i problemi attuali della formazione spirituale delle persone nella Russia contemporanea. Il Congresso affronterà la tematica dei nuovi metodi missionari nel tempo del nuovo “giogo tartaro” del XXI secolo, la pandemia asiatica del Covid-19.

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