24/09/2008, 00.00
CINA
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Scandalo latte: il governo tranqullizza, ma chi è ricco cerca una balia per i figli

I leader cercano di recuperare la fiducia nel Paese e all’estero. Molto ricercate balie per allattare: ricevono salari pari a un anno di lavoro. Dubbi anche sul vino cinese.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Pechino lancia una campagna per rassicurare la Nazione e il mondo che “non ci sono più problemi” con il latte alla melamina. Ma intanto emergono dubbi che prodotti vinicoli cinesi siano cancerogeni, mentre si pagano cifre da capogiro per una balia che allatti il bambino di una famiglia benestante.

“E’ tutto sotto controllo. Non ci sono più problemi” per il latte contraffatto, assicura Wang Yong, nuovo capo dell’Amministrazione generale per la Supervisione della qualità, l’ispezione e la quarantena. Due giorni fa è stato cacciato Li Changjiang per avere trascurato la sicurezza alimentare del settore caseario. Circa un anno fa Li, e la leadership cinese, aveva annunciato controlli più severi sulla sicurezza alimentare con aumento della qualità. L’ufficio è molto criticato per non avere impedito ad almeno 22 ditte leader di aggiungere melamina al latte in polvere per neonati, al latte fresco e ad altri prodotti, sostanza ricca di azoto che ne fa sembrare maggiore il contenuto nutritivo, ma è tossica. Il risultato: almeno 53mila neonati malati ai reni, circa 13mila ricoverati, almeno 4 morti. Per giorni sui siti internet ci sono state continue richieste e chat con accuse di corruzione e di incompetenza, costringendo Li (fedelissimo del presidente Hu Jintao sin dalla militanza nella Gioventù comunista negli anni ’80) ad andar via. In pratica, l’ufficio per anni ha omesso controlli sulle marche più famose, ritenendo che il loro nome fosse garanzia sufficiente e accontentandosi di autocontrolli delle stesse ditte.

Ci sono state anche accuse di corruzione: il 2 agosto Wu Jianping, capo del Dipartimento per la sanità alimentare, si è suicidato dopo essere stato inquisito per corruzione.

Per restaurare la fiducia si impegna anche il premier Wen Jiabao: dopo le “pubbliche scuse” presentate giorni fa alla popolazione, ieri da New York ha assicurato che Pechino adeguerà le misure per la sicurezza alimentare agli standard internazionali, ammettendo, per la prima volta e all’estero, l’insufficienza degli attuali controlli.

Anche le ditte coinvolte, come la Mengniu e la Inner Mongolia Yili Industrial Group Co., proclamano che ora il loro latte è sottoposto a continui controlli e del tutto sicuro.

Il problema è grave anche per le dimensioni (melamina nel 10% dei prodotti controllati  delle 3 maggiori ditte) e perché nel 2007 ci sono stati numerosi alimenti cinesi trovati nocivi per la salute: giocattoli, dentifrici, prodotti farmaceutici, cibo per cani ( anche questo contenente grande quantità di melamina). La Cina ha difeso i prodotti, accusando i critici di ingigantire il problema.

I cinesi ricchi ora “riscoprono” le balie: le grandi agenzie di Pechino, Shenzhen, Guangzhou e Hangzhou offrono anche 10mila yuan al mese (circa 1.000 euro: un anno di salario per un operaio) per una balia con tanto latte, il doppio se ha un’istruzione superiore. Al punto che un’agenzia racconta che “a Shenzhen giovani madri migranti ottengono così alti salari e rimandano il proprio figlio al Paese dove è nutrito con latte in polvere”.

Intanto oggi la Kweuchow Moutai e la Yantai Changyu Pioneer Wine, ditte leader per la produzione di vino e liquori, hanno smentito le accuse da parte di alcuni siti internet secondo cui i loro prodotti contengono nitrato di sodio, altamente cancerogeno. La notizia ha subito causato grandi perdite in borsa per questi titoli.

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