18/05/2011, 00.00
MYANMAR
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Scarcerati 36 attivisti birmani. Hrw: “risposta patetica” alle richieste di democrazia

Il presidente Thein Sein ha disposto la riduzione di un anno della condanna per i detenuti e la commutazione della pena capitale in ergastolo. Con il provvedimento scarcerati 19 esponenti della Nld. Attivisti per i diritti umani: liberare gli oltre duemila prigionieri politici, questa amnistia è uno “scherzo di cattivo gusto”.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) – Il governo birmano ha rilasciato 36 prigionieri politici, compresi 19 esponenti del disciolto partito di opposizione Lega nazionale per la democrazia (Nld), guidato da Aung San Suu Kyi. È l’effetto dell’amnistia decisa nei giorni scorsi dal neo-presidente Thein Sein, che investirà circa 15mila detenuti. Essa stabilisce la riduzione di un anno della condanna per tutti i prigionieri e la commutazione della pena di morte in ergastolo. Attivisti per i diritti umani bollano il provvedimento come “patetica risposta” alle pressioni della comunità internazionale, che chiede il rilascio degli oltre 2mila prigionieri politici.
 
In accordo con il decreto governativo, dovrebbero essere più di 14.600 i prigionieri – rinchiusi in 42 carceri sparse per il Myanmar – che verranno liberati in questi giorni. Tra questi 2.500 sono al momento detenuti nella prigione di Insein, a Yangon. Stime Onu e di organizzazioni non governative parlano di oltre 60mila detenuti – di cui 2100 prigionieri politici – e 109 campi di lavoro su tutto il territorio nazionale.
 
Il portavoce del presidente Thein Sein ha sottolineato di nuovo che in Myanmar “non vi sono prigionieri politici”, perché si tratta di delinquenti comuni; egli ha anche aggiunto che in un futuro prossimo verrà emanata una “amnistia generale” per i detenuti. Il governo è solito emanare generici provvedimenti di amnistia in occasione di celebrazioni o ricorrenze particolari. Di recente la leadership al potere – con a capo il generalissimo Than Shwe – ha guidato il passaggio da una giunta militare al governo civile, frutto delle elezioni “farsa” del 7 novembre scorso.
 
Attivisti per i diritti umani sottolineano che la decisione di liberare uno sparuto manipolo di prigionieri politici non è sufficiente, perché non garantisce la libertà di tutti i birmani incarcerati per reati di opinione o per la loro battaglia a favore della democrazia. Fra i tanti, ricordiamo il popolare attore Zarganar, incarcerato per aver criticato le misure del governo a favore delle vittime del ciclone Nargis; e poi il monaco U Gambira, l’ex leader studentesco Nay Phone Latt e la sindacalista Su Su Nway.
 
Pesanti critiche giungono anche da Human Rights Whatch (Hrw), secondo cui il tanto atteso provvedimento di clemenza è una “patetica risposta” alle richieste di rilascio degli oltre 2mila detenuti politici. Molti di questi, aggiunge l’organizzazione con base a New York, negli Stati Uniti, devono scontare pene fino a 65 anni di prigione e lo sconto di un anno sulla pena è uno “scherzo di cattivo gusto”.
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