29/08/2019, 10.12
RUSSIA-ASIA
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Schermaglie fra Mosca e Costantinopoli nell’Asia Sud-orientale

di Vladimir Rozanskij

il metropolita di Singapore Sergij (Chashin), di obbedienza russa, scrive una lettera aperta al metropolita di Seoul Amvrosios (Zografos), legato a Costantinopoli. Non ci sono due “Chiese parallele”, ma la ripresa della tradizionale missione russa in Asia. Il patriarcato di Mosca si propone sempre di più come la vera giurisdizione “universale” ortodossa.

Mosca (AsiaNews) – Il 27 agosto scorso, il metropolita di Singapore Sergij (Chashin), esarca ortodosso russo (al centro nella foto), ha difeso la creazione della regione ecclesiastica dell’Asia sud-orientale. In una lettera aperta al metropolita di Seoul Amvrosios (Zografos), esarca per l’Asia sud-orientale del patriarcato di Costantinopoli, egli afferma che il motivo per formare la regione di cui egli è responsabile non è per creare una “Chiesa parallela”, ma per rinnovare la missione spirituale della Chiesa ortodossa russa in quei territori.

La lettera aperta è la risposta ad un’intervista ad Amvrosios dell’aprile scorso, pubblicata sul portale The Orthodox World. Nell’intervista, l’esarca di obbedienza costantinopolitana esprimeva perplessità sulla creazione della nuova regione ecclesiastica di obbedienza russa, avvenuta lo scorso 28 dicembre, dopo l’approvazione della nuova Chiesa ucraina, a cui Mosca si era opposta.

Nella lettera diffusa dal portale Pravoslavie.ru, Sergij ricorda che “la restaurazione della missione spirituale russa in Asia fa parte del processo storico di rinascita della Chiesa russa, dopo 70 anni di giogo ateista… è necessaria una vera cura pastorale dei nostri connazionali in tutti gli angoli del globo terrestre, compresa l’Asia, anche per l’impossibilità attuale di ricevere i sacramenti dalla Chiesa di Costantinopoli, a causa della sua unione con gli scismatici in Ucraina”.

Secondo il metropolita russo, al patriarcato di Mosca sono giunte numerosissime lettere e appelli da parte dei russi abitanti a Seoul e nelle altre provincie della Corea, con la richiesta di offrire i servizi della Chiesa. Parlando in generale della Chiesa russa in Asia sud-orientale, egli ha ricordato che “i sacerdoti russi hanno iniziato il proprio ministero in Cina già nel 1685, mentre il santo missionario Nikolaj (Kasatkin) giunse in Giappone nel 1861, e la missione russa in Corea fu aperta nel 1897; la nostra missione nei vari Paesi dell’Asia meridionale e sud-orientale è cominciata sempre in quei Paesi dove non vi era alcuna rappresentanza di una qualsiasi delle altre Chiese ortodosse”.

Si ricorda ancora che “storicamente, nei secoli scorsi nessuno dei confratelli ortodossi della altre Chiese ha mai avanzato alcuna osservazione o rimprovero nei confronti della Chiesa russa in Asia, fino ai tempi recenti, quando Costantinopoli ha modificato la propria ecclesiologia per ergersi a primus inter pares a livello universale”. Vengono citate in proposito le lettere gratulatorie dei patriarchi di Gerusalemme a Nikolaj del Giappone, dove la Chiesa locale viene considerata “figlia” di quella russa.

Sergij ricorda inoltre lo speciale “rapporto di amicizia” tra il popolo russo e quello coreano.  La missione attuale sarebbe un tentativo di “far rinascere la vicinanza spirituale tra i nostri popoli”, interrotta forzatamente dopo la Seconda guerra mondiale a causa dell’occupazione americana, e per la sottomissione della dirigenza coreana di allora. In questo senso, il metropolita russo ribalta verso il suo “collega” l’accusa di asservimento della Chiesa alla politica: “Voi preferite chiudere un occhio sul carattere politico delle azioni di Costantinopoli in tanti Paesi, come oggi in Ucraina… in America, in Europa e in tanti luoghi esistono diverse Chiese locali ortodosse, con tanti vescovi, senza che questo sia un problema per il loro ministero e la comune testimonianza del Vangelo”.

La Chiesa russa, conclude il metropolita, ha sempre risolto tutte le questioni di collaborazione con le altre Chiese con il dialogo e il buon senso, senza imporre a nessuno condizioni inaccettabili anche laddove i suoi fedeli rappresentano la maggioranza degli ortodossi in una determinata regione. Le accuse di Amvrosios appaiono dunque “senza fondamento”.

Il tono della lettera mostra che il patriarcato di Mosca si propone sempre di più come la vera giurisdizione “universale” ortodossa, capace di attrarre a sé tutte le altre “Chiese sorelle”, in chiara contrapposizione con il patriarcato ecumenico di Costantinopoli.

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