01/06/2010, 00.00
IRAQ
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Senza acqua, pulizia, lavoro: la miseria degli irakeni senza un governo

Dalle elezioni di marzo non si è creato ancora alcun governo. L’economia è immobile e cresce la disoccupazione. La gente accusa il divario fra la casta dei politici e le urgenze della vita reale.
Baghdad (AsiaNews) - Il ritardo nell'insediamento del nuovo governo iracheno, che dura già da quasi tre mesi, crea problemi alla sicurezza e agli equilibri politici del Paese. Ma ha anche ripercussioni sulla vita quotidiana della popolazione, che oltre alle violenze e alla mancanza di servizi di base, deve affrontare pure le frustrazioni burocratiche causate dal vuoto di potere.
 
In un lungo reportage, il Christian Science Monitor (28/5/2010) raccoglie voci di cittadini che denunciano la difficoltà di ottenere permessi o registrarsi per avere la pensione. Alcuni si lamentano che il loro voto è stato “inutile” e puntano il dito contro la distanza della politica dalla vita reale. Durante le conversazioni informali o nei programmi radio, come nelle vignette pubblicate sui giornali, la classe dirigente viene dipinta come gente che vive nella Green Zone, con l’elettricità 24 ore al giorno, guardie del corpo personali, e scarsa comprensione per la sofferenza della gente comune.
 
Bahaa al Araji, un membro del Parlamento alleato con l’esponente sciita radicale Muqtada al Sadr, dice che il ritardo nella formazione di un governo "ha paralizzato tutti i settori della vita". I 111mila posti di lavoro pubblici, approvati dal Parlamento uscente, ancora non sono stati assegnati: è il prossimo Parlamento che deve formare un consiglio e decidere le assunzioni. La notizia è ancora più preoccupante se si tiene presente la situazione del Paese, dove il tasso di disoccupazione è tra il 30 e il 40 per cento. “Nel frattempo, la vita degli iracheni, le transazioni immobiliari, e i mercati si sono fermati, conseguenza dell'apprensione della gente riguardo al nuovo governo”, dice Araji. “Il ritardo influenza gli iracheni anche socialmente – non sanno che cosa porterà il domani”.
 
Secondo l’ambasciatore Usa in Iraq, Chris Hill, i diplomatici americani non hanno riscontrato grosse inadempienze da parte del governo nello svolgere i suoi doveri dalle elezioni. Aggiunge, però, che la mancanza di controllo parlamentare e l’incapacità di intraprendere nuove iniziative degli ultimi tre mesi stanno frustrando gli iracheni comuni.
 
Nell’ufficio centrale delle pensioni di Baghdad ultimamente la scena più frequente è quella di file di anziani pensionati che riempiono moduli, solo per sentirsi dire che le loro domande non possono essere accettate. Le motivazioni addotte dalle autorità sono varie, ma i cittadini sfiniti danno la colpa al vuoto di potere. “Non riesco a trovare un funzionario con il quale reclamare; è da mesi che non abbiamo un governo”, si lamenta Mussa Mohammed, un colonnello dell’esercito in pensione. Faiz Jalil Falih, 30 anni, aiuta i pensionati a compilare le loro domande. Racconta che la folla abituale si è assottigliata, perché la gente ha troppa paura di rischiare la vita per venire in un ufficio dove troverà solo posticipi.
 
“Continuiamo a pulire le strade da soli; l’elettricità continua a mancare; l’acqua ancora scarseggia e la sicurezza è pessima – spiega Tariq Hatif, un pescatore di Baghdad - con o senza un governo”.
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