16/07/2020, 08.27
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Seoul, aperta un’inchiesta contro la sorella di Kim Jong-un

Si tratta di un atto puramente simbolico, in risposta alla distruzione dell’Ufficio intercoreano di Kaesong. Ma è anche una prima assoluta: Kim Yo-jong. sorella del Giovane Maresciallo, non era mai stata messa nel mirino di Seoul. Continua la tensione fra le due Coree, dopo un periodo di disgelo che aveva fatto sperare la comunità internazionale.

Seoul (AsiaNews) - Il pubblico ministero del Distretto centrale di Seoul ha annunciato di aver aperto un’inchiesta formale contro Kim Yo-jong, sorella del dittatore nordcoreano Kim Jong-un. La donna è accusata di aver emanato l’ordine di distruzione dell’Ufficio intercoreano nella zona demilitarizzata di Kaesong, al confine fra le due Coree. Il bombardamento dell’edificio, avvenuto lo scorso 16 giugno, ha riportato il dialogo fra le due nazioni al livello più basso dai tempi dei test atomici del Nord.

Da un punto di vista formale, l’inchiesta è stata aperta dopo che un avvocato del Sud si è presentato nell’ufficio del procuratore lo scorso 8 luglio. Il legale ha incriminato la Kim e il generale Pak Jong-chon, vertice dello Staff centrale dell’esercito del Nord. L’accusa formale è quella di distruzione di beni di proprietà dello Stato: secondo la legge del Sud, questa potrebbe portare a una condanna fino a 10 anni di carcere; secondo la legge del Nord, si potrebbe arrivare all’ergastolo.

Si tratta di una prima assoluta: la sorella del Giovane Maresciallo non era mai stata accusata in maniera formale delle atrocità commesse dal regime del fratello. Ella si trova in un ruolo di grande rilievo nel palcoscenico politico di Pyongyang, e per settimane - durante la presunta malattia mortale di Kim Jong-un - era stata addirittura indicata come possibile erede.

L’ufficio del procuratore ha accettato la denuncia questa mattina ma ha spiegato che avrà bisogno di tempo per capire se e come procedere, anche se è virtualmente impossibile che l’inchiesta possa condurre a qualcosa di reale.

Ne è consapevole anche l’avvocato che ha promosso l’accusa, che alla Yonhap spiega: “Sarà difficile arrivare a un arresto, ma l’inchiesta dovrebbe essere portata avanti. Dovremmo permettere ai 25 milioni di cittadini nordcoreani di sapere la verità sull’ipocrisia e sulla falsa immagine creata dalla famiglia che li governa. E dovremmo difendere l’ordine garantito dal diritto nella nostra libera democrazia”.

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