04/12/2008, 00.00
COREA
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Seoul completa le operazioni di rimpatrio dei lavoratori dalla Nord Corea

Incerto il futuro del complesso industriale di Kaesong. Esso dà lavoro a 36mila nord-coreani grazie agli investimenti di 88 industrie del Sud. Seoul lancia l’allarme per possibili attacchi della marina nord-coreana, mentre il fronte di opposizione interno chiede la ripresa dei colloqui di pace.

Seoul (AsiaNews) – La Corea del Sud completa oggi le operazioni di rimpatrio di centinaia di suoi cittadini dalla Nord Corea, in seguito al mancato rinnovo dei permessi di lavoro deciso dal regime di Pyongyang il primo dicembre scorso.

Secondo il governo comunista il provvedimento è frutto della politica dura e ostile promossa dal presidente sud-coreano Lee Myung-bak, a cui l'opposizione interna chiede a gran voce di riavviare colloqui e trattative con il vicino del nord.

Il 1° dicembre la Corea del Nord aveva garantito il posto di lavoro nel complesso industriale di Kaesong a 880 operai sud-coreani – a dispetto dell’accordo raggiunto qualche giorno prima, in cui si stabiliva la permanenza di 1600 lavoratori – e altri 100 nel sito turistico del Monte Kumgang. Pyongyang aveva anche paventato la possibile espulsione di tutti i cittadini del Sud a partire dal 3 dicembre.

Questo pomeriggio partirà l’ultimo gruppo di operai, una cinquantina in tutto, di cui 23 cinesi. Lo riferisce Kim Ho-nyoun, portavoce del Ministro sud-coreano dell’unificazione, il cui governo non nasconde le preoccupazioni per il futuro del complesso industriale di Kaesong. Esso dà lavoro a 36mila cittadini nord-coreani grazie agli investimenti promossi da 88 industrie del Sud, che potrebbero veder sfumare il proprio capitale nel caso di una chiusura completa. La mancanza di dirigenti e professionisti del sud-coreani alla guida del complesso e le restrizioni al passaggio di merci e persone al confine, potrebbe infatti danneggiare in modo serio la produzione e il commercio.

La tensione fra le due Coree si è acuita nelle ultime settimane, con reciproci scambi di accuse e minacce: Lee Myung-bak critica le recenti prese di posizione di Pyongyang e rivendica un atteggiamento flessibile del governo che si scontra con un regime comunista “duro a comprendere”, che predilige la logica delle minacce al dialogo. Pyongyang denuncia una politica ostile e il mancato rispetto degli accordi sottoscritti in occasione dei due vertici storici del 2000 e del 2007.

L’esercito sud-coreano si starebbe inoltre preparando in vista di un possibile attacco della marina nord-coreana: la notizia è contenuta all’interno di un rapporto elaborato dal Ministero della difesa, in cui si avverte del pericolo di attacchi via mare o di sequestri di pescherecci sud-coreani lungo il discusso confino marino, anch’esso al centro di una controversia fra i due Paesi.

L’aggravarsi della crisi è fonte di polemica politica all’interno della Corea del Sud, con i partiti di opposizione che spingono per la ripresa dei dialoghi di pace e la cooperazione con il regime comunista nord-coreano.  Il Partito democratico, il Partito laburista e il Partito per il rinnovamento della Corea hanno tenuto un “vertice di emergenza” straordinario per far fronte alla “crisi con la Nord Corea”. Nel corso del vertice i leader dei partiti di opposizione hanno elaborato un documento comune in cui si chiede al presidente Lee di: applicare gli accordi sottoscritti nel corso dei vertici inter-coreani e promuovere una politica di riconciliazione; fermare il lancio di palloncini verso la Corea del Nord da parte di attivisti sud-coreani, che rischiano di compromettere gli ultimi spiragli di dialogo; creare un comitato intergovernativo fra le due Coree per promuovere gli scambi e la cooperazione; fornire aiuti umanitari al Nord senza condizioni, né vincoli.

(Ha collaborato Theresa Kim Hwa-young)

 

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