25/10/2010, 00.00
COREA DEL SUD
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Seoul: le Figlie di San Paolo celebrano i 50 anni della loro missione

di Matteo Choi Seok Kyoon
Tra le nuove sfide, la formazione dei giovani attraverso i nuovi media e l’evangelizzazione della Cina. Giunte nel Paese nel 1960, le Figlie di S. Paolo in Corea sono oggi 234, di cui 18 in missione. Gestiscono 12 comunità e 15 librerie. Suor Maria Antonietta Bruscato, superiora dell’ordine racconta ad AsiaNews i frutti della missione nel Paese asiatico.

Seoul (AsiaNews) – Diffondere tra i giovani la cultura cattolica attraverso i nuovi media, evangelizzare la Cina e un sito internet in tre lingue per la missione in Asia, sono alcune delle nuove sfide delle suore paoline in Corea che nel 2010 festeggiano i 50 anni di missione. Giunte nel Paese nel 1960, la comunità delle Figlie di San Paolo in Corea conta oggi 234 suore, di cui 18 all’estero, 12 conventi e 15 librerie distribuite in tutto il territorio coreano., AsiaNews ha intervistato suor Maria Antonietta Bruscato, brasiliana, superiora dell’ordine dal 2001.

Cosa rappresentano per lei questi 50 anni di missione in Corea?

Sono molto grata a Dio per la nostra storia in questa terra benedetta dal sangue dei martiri, dove siamo giunte il 13 dicembre del 1960. In tutti questi anni il Signore ha operato meraviglie con e attraverso le Figlie di San Paolo della Corea. Dal nulla, con un lavoro intenso, paziente e creativo delle prime religiose è stata seminata la Parola di Dio nella mente e nel cuore del popolo coreano. I frutti sono abbondanti: le vocazioni si sono moltiplicate; comunità e centri apostolici sono stati disseminati nelle principali città del Paese; l’apostolato si è sviluppato in maniera intelligente e audace, con i mezzi di comunicazione tradizionale e, oggi, con le nuove tecnologie. Oggi, dopo anni di intensa missione le nostre sorelle coreane hanno cominciato a varcare le frontiere per portare il Vangelo in ogni parte del mondo in America (Cile e Stati Uniti), in Europa (Francia, Italia, Germania, Polonia,), in Asia (Hong Kong, Macau, Taiwan,  Filippine).

Come affrontate nel vostro apostolato le nuove sfide dei media?

È una situazione molto complessa e difficile e stiamo cercando di utilizzare sia i mezzi tradizionali che quelli nuovi. In molte parti del mondo operiamo con libri, cartoline, diapositive ecc. attraverso le catene di librerie. Ma da diversi anni lavoriamo anche con internet, cd e dvd. Negli Stati Uniti, Giappone e Corea lavoriamo anche con i nuovi supporti digitali come iPod e abbiamo creato un’applicazione dedicata al Vangelo. Ma dobbiamo ancora cercare il metodo giuesto per sfruttare queste tecnologie. I giovani, sono molto attirati dai nuovi media. Questi hanno cambiato anche il loro modo di comunciare, ad esempio preferiscono i messaggini del cellulare con sillabe corte invece di delle frasi complete. Come possiamo trasmettere a questi giovani la fede cristiana? Questa per noi è una grande sfida. Dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare l’uso dei mezzi di comunicazione media. Già un secolo fa, il beato Giacomo Alberione, il nostro fondatore, ha intuito il bisogno della nascità di un ordine religioso che utilizzasse i mezzi di comunicazione di massa per difondere il Vangelo nel mondo. Come lui, noi stiamo cercando di assorbire i nuovi mezzi secondo il progresso tecnologico odierno, adattandoci alle nuove circostanze attraverso la ricerca ed il discernimento per il nostro apostolato.

Cos’è per lei l’evangelizzazione, soprattutto dei giovani?

Nel nostro lavoro cerchiamo di non allontanarci mai dalla vera missione, che è la comunicazione del Vangelo, cioè dare speranza alle persone che vivono nelle difficoltà, nel dolore. Oggi aiutare questa gente significa mostrare che Dio esiste, che le ama e ha preparato per loro la vita eterna. Noi utilizziamo i nuovi mezzi di comunicazione con l’unico scopo di arrivare ai cuori delle persone attraverso le varie forme di dialogo. A tutt’oggi, i giovani si lasciano manipolare facilmente dai media nuovi e chi li produce non è interessato alla loro crescita, guarda solo al suo guadagno personale, stimolando i giovani a consumare sempre di più. Così le nuove generazioni cercano la comodità e la ricchezza materiale e trascinati in questo vortice trovano solo un grande vuoto dentro di loro, che li spinge a drogarsi e ad essere edonisti. Il nostro scopo è quello di aiutarli a riscoprire il vero valore della vita: la vera gioia, la vera libertà. Papa Giovannni Paolo ha sempre lanciato le sfide ai giovani, spingendoli a trovare questo vero valore che può dissetare ogni uomo. Ci sono comunque giovani che rispondono a questa chiamata e che si dedicano proprio agli impegni del vero valore. Di recente Papa Benedetto XVI ha beatificato Chiara Luce Badano, una giovane del Movimento dei Focolari, come esempio da seguire per i ragazzi; Chiara ha vissuto la sua malattia terminale con fedeltà fedele all’amore fraterno cristiano, nelle piccole cose di ogni giorno. Per noi è fondamentale comunicare questi valori.

Come vede il futuro della vostra missione in Asia, soprattutto in Cina?

In Cina, le chiese protestanti hanno già più di 200 librerie, noi ancora nessuna. I contenuti dei nostri libri arrivano però nel Paese attraverso le agenzie locali, con altri nomi di case editrici che comprano i diritti d’autore. Inoltre cerchiamo di collaborare non solo con i cattolici, ma anche con le altre chiese cristiane e stiamo verificando il metodo più adatto per avvicinarci sempre di più al popolo cinese. Un tentativo è la prossima apertura di un sito dell’internet per la nostra missione in Asia in tre lingue: cinese, vietnamita ed inglese.

Cosa si aspetta dalle missionarie in Corea?

Per noi la cosa più importante è rispondere al disegno che Dio ha per noi, santificando la nostra vita, vivendola a pieno come cristiane. Le paoline coreane sanno essere molto profonde Si interessano con dedizione allo studio e sono molto creative nell’apostolato. Queste qualità potranno contribuire in futuro anche alle altre religiose negli altri Paesi. Attendo che si aprano sempre di più al mondo intero come membra della famiglia universale delle Paoline. Noi siamo cittadine del mondo. Non possiamo accontentarci, restando solo in un Paese.

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