15/04/2019, 07.48
EMIRATI-VATICANO
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Settimana di passione ad Abu Dhabi (Foto)

di Bernardo Cervellera

Migliaia di fedeli partecipano alle diverse messe. La domenica delle Palme è stata celebrata anche venerdì e sabato per permettere la partecipazione a chi lavora e per l’impossibilità a radunare tutti insieme i fedeli in una volta sola. Per la domenica di Pasqua vi saranno 23 messe in 13 lingue, dalle 5.30 del mattino fino a mezzanotte. La crisi economica e i disoccupati. Mons. Hinder: Il Maestro ha bisogno di noi.

Abu Dhabi (AsiaNews) - Indiani del Kerala e di Goa; filippini di Manila e Mindanao; coreani e polinesiani, africani dalla Nigeria e dalla Tanzania; e poi britannici, italiani, francesi, tedeschi, statunitensi: è il miscuglio di facce e di colori che riempie l’ampio cortile davanti alla cattedrale di san Giuseppe, per la celebrazione della domenica delle Palme in questo Paese islamico che è Abu Dhabi, la capitale degli Emirati arabi uniti. Una folla di migliaia di persone si assiepa attorno al vescovo, mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia del sud, che si appresta a benedire le palme, nel ricordo dell’entrata di Gesù a Gerusalemme. Le palme sono vere foglie (aghi) di palma – unico albero che qui cresce in abbondanza – aggraziate e impreziosite da qualche fiore colorato, una rosa bianca, o gialla, o rossa.

Anche nei giorni scorsi vi erano altre migliaia di fedeli, tutti stranieri, tutti cattolici, che hanno occupato le sale e le due chiese – di san Giuseppe e di santa Teresa - vicine all’episcopio. “Qui ad Abu Dhabi stiamo celebrando la domenica delle Palme da venerdì scorso”, commenta p. Gandolf, cappuccino, segretario personale di mons. Hinder, che ha passato 14 anni negli emirati. Ad Abu Dhabi, infatti, è il venerdì il giorno di festa; al sabato si lavora mezza giornata; la domenica è un giorno lavorativo pieno. I fedeli che si trovano negli emirati sono dei migranti che hanno trovato qui lavoro come camerieri, infermiere, cuochi, baby sitter, autisti, manager… Dato che non è facile ricevere ferie o tempi di riposo dal lavoro da dedicare alla preghiera, il tempo della festa è stato dilatato: alcuni riescono a venire a messa al venerdì, altri al sabato, altri alla domenica.

D’altra parte, se venissero tutti insieme, non ci sarebbe possibilità di radunare nello stesso tempo decine di migliaia di fedeli. L’eccezione è stata durante la visita di papa Francesco in febbraio, quando per la prima volta nella storia degli emirati, è stato dato il permesso di una messa in un luogo pubblico, nello stadio…, che ha radunato oltre 100mila persone. Nel resto dell’anno e sempre, i riti cristiani devono essere celebrati in luoghi chiusi, o all’interno del recinto delle chiese.

Di solito le decine di migliaia di fedeli si dividono gli spazi: le chiese, il cortile, una sala al primo piano, il cortile sul retro. Ad ogni comunità linguistica viene data un’ora e mezza di tempo per la celebrazione. È impressionante il cartello che indica gli orari della domenica di Pasqua: 23 messe in 13 lingue, da celebrare fra le 5.30 del mattino, fino alla mezzanotte!

Mentre avanza la processione delle palme, centinaia di fedeli l’hanno preceduta per sedersi sulle sedie di plastica ordinate con cura. Una ragazza africana, in silenzio, guarda immobile il crocefisso al centro dell’altare. Nella Settimana di Passione che inizia, è facile sentirsi vicino a Gesù nella sofferenza. Alcuni fedeli mi raccontano che a causa del prezzo del petrolio, che è stato basso per molto tempo, varie compagnie negli emirati stanno chiudendo e non riescono a pagare i propri dipendenti. Per molti di loro, giunti qui con la loro famiglia, significa doversene tornare a casa a mani vuote, o rimanere in attesa di tempi migliori, lottando per sopravvivere. Anthony, un uomo del Kerala, che lavora qui da anni, non riceve uno stipendio da 6 mesi.

La lettura della Passione e la melodia del canto è struggente: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Nell’omelia, mon. Hinder prende spunto dalla frase dei discepoli che alla ricerca dell’asino per far montare Gesù nell’entrata di Gerusalemme, dicono: “Il Maestro ne ha bisogno”. E il vescovo conclude: “Il Maestro, Gesù, ha bisogno anche di noi, così come siamo”. Il Maestro ha bisogno di tutti questi cristiani che in una società islamica ne sostengono lo sviluppo e ne umanizzano i tratti troppo segnati dal business. E ha bisogno anche dei disoccupati, che rivelano la fragilità dei programmi economici: una fragilità che porta sofferenza se le leggi del lavoro – che pure esistono negli emirati – non sono applicate.

Alla comunione, file di chierichetti indiani e filippini portano i sacerdoti nelle diverse zone del cortile per distribuire l’eucaristia. Il coro di filippini canta accompagnato dal flauto e dai violini di alcune ragazze indiane.

Alla fine della celebrazione, la gente scema verso l’uscita con calma, sorridendo e chiacchierando, aspettando la Pasqua e la resurrezione. I tanti bambini si rincorrono agitando le palme con le rose. Intanto, nella chiesa di san Giuseppe e in quella di santa Teresa stanno per iniziare altre due messe, con altre migliaia di fedeli.

Palm Sunday in Abu Dhabi
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