24/05/2012, 00.00
CINA
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Settimo mese consecutivo di calo per il manifatturiero cinese

I dati Pmi indicano per maggio un tasso pari a 48,7 punti contro i 49,3 di aprile. Economisti ed esperti prevedono un nuovo stimolo all’economia da parte del governo, che rischia però di viziare l’economia reale. La crisi greca e dell’intera Eurozona pesa sulla crescita asiatica.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) - La crescita economica cinese, colpita dalla crisi dell'Europa e dalla disoccupazione negli Stati Uniti, continua a rallentare. Per il settimo mese consecutivo, infatti, le stime del Pmi - l'indice manifatturiero curato da Hsbc - registrano un calo nell'attività: il tasso si ferma infatti a quota 48,7 punti contro i 49,3 di aprile. Ogni dato sotto quota 50 punti indica una contrazione delle attività rispetto al mese precedente. In calo anche gli ordini per le esportazioni, che in aprile erano rimasti in territorio di espansione.

Nel comunicato con cui annuncia il nuovo rallentamento, Hsbc indica il bisogno di interventi di stimolo, soprattutto mediante tagli dei tassi, da parte delle autorità cinesi per stabilizzare l'economia. Inoltre gli esperti del settore tornano indietro rispetto alle previsioni di aprile e non parlano più di una ripresa dell'economia del gigante asiatico nella seconda metà dell'anno.

"Le attività manifatturiere si sono indebolite ancora in maggio - rileva il capo economista di Hsbc per la Cina, Qu Hongbin - riflettendo il deterioramento delle situazione sul fronte dell'export. Questo richiede una politica di riduzione del costo del denaro più aggressiva visto che l'inflazione continua a rallentare". Secondo Qu l'economia cinese è comunque destinata a un "atterraggio morbido" nei prossimi trimestri "purché le autorità intervengano con le opportune misure di stimolo monetario".

Il Consiglio di Stato cinese è consapevole di questa recessione e, dopo la riunione di ieri convocata proprio per commentare questi dati, ha rilasciato un comunicato: "Il governo deve intraprendere politiche proattive e misure reali per espandere la domanda e creare una politica che favorisca uno sviluppo stabile e veloce della crescita economica". Pechino teme la recessione economica, che porterebbe a un aumento delle tensioni sociali sul proprio territorio.

Secondo uno studio preliminare della Reuters, il tasso di crescita cinese per il secondo quarto dell'anno dovrebbe scivolare al 7,9 %, contro l'8,3 % delle previsioni precedenti. Quindi la crescita totale per il 2012 dovebbe toccare l'8,2 %, al di sopra dell'obiettivo stabilito dal governo al 7,5 %. Su questi dati pesa però l'incertezza riguardo i mercati europei - maggiore acquirente dei beni cinesi - che potrebbero crollare in seguito alla crisi greca, devastando l'export cinese.  

 

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