13/07/2007, 00.00
CINA
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Severe misure contro l'inquinamento dei laghi invasi da alghe

Riguardano 3 grandi laghi da due mesi coperti da alghe che appestano la zona e tolgono l’acqua potabile a milioni di persone. Pechino teme anche nuove proteste sociali. Esperti: non basta intervenire sui laghi perché è inquinata l’intera regione. Intanto scoppia una polemica tra Sepa e l’Ufficio statistico sul costo dell’inquinamento.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Severe misure d’emergenza contro l’inquinamento di tre famosi laghi invasi da mesi dalle alghe verdi. Zhou Shengxian, capo dell’Amministrazione statale per la protezione ambientale (Sepa), ha annunciato ieri in un incontro a Hefei (Anhui) limiti più rigidi per gli scarichi industriali, regole più selettive per le fabbriche vicine ai laghi, pene severe per gli illeciti ambientali, la progressiva eliminazione della piscicoltura entro la fine del 2008 e un bando totale di coltivazioni e allevamenti nel raggio di un chilometro dalle rive. Annunciate anche accuse penali per gli scarichi non depurati, chiusura delle fabbriche inquinanti, abrogazione delle norme locali in contrasto con le leggi ambientali nazionali e richieste di risarcimento contro le ditte che hanno danneggiato l’ambiente.

Alla fine di maggio milioni di abitanti di Wuxi sono rimasti per giorni senza acqua potabile quando le alghe hanno invaso il lago Tai, tra le province Jiangsu e Zhejiang. A giugno le alghe hanno coperto il lago Chao (Anhui) e il pittoresco lago Dian (Yunnan) appestando con il loro fetore la vicina Kunming. La crescita incontrollata dipende dall’alto contenuto di azoto e fosforo e altre sostanze nell’acqua, e per questo saranno diminuiti i limiti consentiti per gli scarichi di azoto e fosforo nei laghi Chao e Dian. Saranno chiuse le fabbriche non in regola entro il giugno 2008.

In Cina da anni peggiora la situazione di laghi e fiumi, sempre più poveri d’acqua e con il 60% delle acque non adatte all’uso umano. Secondo l’agenzia statale Xinhua negli ultimi 50 anni sono “scomparsi” mille laghi, a una media di 20 l’anno. Nell’87% delle zone industriali presso grandi fiumi e laghi sono evidenti le conseguenze di gravi violazioni delle norme di tutela ambientale. La mancanza di acqua potabile ha anche causato proteste di massa della popolazione esasperata.

Jiang Wenlai, ricercatore dell’Accademia cinese per le Scienze agricole, commenta al quotidiano South China Morning Post che queste misure sono necessarie ma “non è sufficiente intervenire sui soli laghi” quando l’inquinamento è diffuso nell’intera zona circostante. Proprio per queste ragioni, la Sepa da tempo chiede che la crescita economica sia stimata tenendo presenti i costi ambientali e parla di Prodotto interno lordo “verde”. Questo metodo di stima sarebbe anche un deterrente contro i governi locali che favoriscono un incontrollato sviluppo industriale perché per decenni hanno visto la carriera politica agganciata alla produzione industriale della zona. Ma ieri Xie Fuzhan, capo dell’Ufficio nazionale di statistica, ha risposto che non è possibile accertare il “Pil verde”, perché “non ci sono standard internazionali per calcolarlo e nessun Paese lo ha mai fatto”. Seppure è possibile determinare i costi ambientali e sulle singole risorse come acque e foreste, Xie dice che queste stime “possono avere valore solo per i politici ma non essere rese pubbliche”.

 

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