19/06/2009, 00.00
LIBANO
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Sfeir: a Hezbollah, chi perde cerca scuse per la sconfitta

Il patriarca maronita replica a Nasrallah, affermando che il Libano non deve essere né d’Oriente, né d’Ocidente, ma all’incrocio tra Oriente e Occidente. Alcuni volevano che fosse solo d’Oriente. Alle parole del cardinale fanno eco le proteste di parlamentari maroniti che ricordano al segretario del Partito di Dio che proprio lui aveva invitato a evitare attacchi contro i sentimenti religiosi degli altri.
Beirut (AsiaNews) – “Chi perde cerca scuse per la propria sconfitta”. In questi termini il patriarca maronita Nasrallah Sfeir ha risposto all’attacco lanciatogli dal leader di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, che aveva chiesto “spiegazioni” a proposito di un monito rivolto dal cardinale alla vigilia delle elezioni sul rischio che il Paese perdesse la propria “identità libanese e araba”.
 
Senza nominare il segretario del Partito di Dio, il patriarca maronita, rivolgendosi a un gruppo di visitatori ha infatti affermato: “ci sono state delle elezioni, con dei vincitori e degli sconfitti. E’ naturale che il perdente cerchi delle scuse per giustificare la propria sconfitta. Ho detto – ha proseguito – quello che ho detto, convinto che il Libano ha un passato, una storia e un avvenire. Il Libano resterà quello che è per volontà del suo popolo. Non vogliamo che diventi come stranier a se stesso. Abbiamo detto che il Libano non deve essere né d’Oriente (Iran e Siria, ndr), né d’Ocidente, ma all’incrocio tra Oriente e Occidente. Alcuni volevano che fosse solo d’Oriente. A costoro abbiamo risposto che il Libano è il Libano che non è né con l’Oriente, né con l’Occidente. Questo dispiace ad alcuni e piace ad altri, siamo nella politica. Ma le cose avevano preso un certo corso e a noi è sembrato dover distinguere il filo bianco dal filo nero, di chiamare le cose col loro nome”.
 
Fin qui il patriarca. Più espliciti e più duri alcuni parlamentari maroniti. Il capo delle Forze libanesi, Samir Geagea ha definito “un inaccettabile insulto” le affermazioni di Nasrallah, aggiungendo che il segretario generale di Hezbollah “non ha il diritto di insultare” il cardinale. “E’ meglio per lui non parlare in questo modo del patriarca Sfeir e gli chiediamo di rispettare la nostra fede allo stesso modo nel quale noi rispettiamo la sua”.
 
Nassib Lahoud ha sottolineato come “l’inammissibile tono accusatorio” del leader del Partito di Dio non solo viola le regole di comportamento e i modi coi quali ci si rivolge a una istanza religiosa nazionale, ma è “in totale contraddizione con l’appello che lo stesso Nasrallah ha lanciato, ad evitare attacchi contro i sentimenti religiosi altruui”. Un altro deputato, Boutros Harb, ha affermato il diritto assoluto della sede patriarcale maronita “di suonare la campana se pensa che l’identità libanese è minacciata” e “nessuno ha il diritto di criticare Bkerke (la sede del Patriarcato, ndr) per il suo attaccamento a questo identità”.
 
L’ex presidente Amin Gemayel, da parte sua, si è detto “sorpreso dal contenuto negativo” delle affermazioni di Nasrallah e ha sostenuto che il cardinale “è la coscienza del Libano” e “l’autentico rappresentante di un’opinone pubblica che è preoccupata dalle armi di Hezbollah”. Carlos Eddé, che ha anche incontrato il patriarca, ha risposto anche all’accusa lanciata da Nasrallah, di non aver udito il cardinale esprimere le stesse preoccupazioni a proposito di Israele. “Israele – ha detto Eddé – ha minacciato il Libano, ne ha voluto le acque, l’ha occupato e distrutto, ma non ha mai minacciato l’identità libanese in quanto tale. Non ha mai tentato di trasformarlo in una entità sionista o di cambiare la maniera d vivere e di pensare dei suoi abitanti. Noi parliamo di una minaccia contro l’identità libanese, perché in Libano ci sono dei gruppi che fanno riferimento a valori venuti dall’estero, che non hanno un’esistenza libanese propria”.
 
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