28/03/2012, 00.00
INDIA
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Shafi Behelim, musulmano, sarà battezzato nella notte di Pasqua

di Shafi Behelim
Figlio di un musulmano e di una cattolica convertita all’islam, un’infanzia vissuta a contatto con il cristianesimo e una moglie cattolica. La sua scelta arriva dopo il suicidio dell’unica figlia, a 16 anni. Oggi, dice, “so che Cristo mi ha guidato attraverso i momenti bui e difficili della mia vita”.

Mumbai (AsiaNews) - Shafi Behelim ha 45 anni e nella notte di Pasqua riceverà il battesimo. Figlio di un musulmano e di una cattolica convertita all'islam, per Shafi il cristianesimo è "parte integrante" della sua infanzia e della sua vita. Si descrive come un "fervente musulmano" con un "grande rispetto per il cristianesimo", e nel 1991 sposa Shirley, cattolica. Nel 1993 nasce Ashna Rose (v. foto), che a sette anni chiede al padre di poter studiare religione a scuola ed essere battezzata. Il suo cammino di conversione inizia nel 2010, in seguito a un terribile evento: sua figlia si toglie la vita. Aveva solo 16 anni, e per Shafi non è possibile spiegare per questa perdita. Interroga Dio, ma non trova risposte "al dolore, l'angoscia, la rabbia e la desolazione" che prova. È sua madre a farlo riflettere: "Tua figlia è sepolta in un cimitero cristiano, e così sarà per tua moglie. E tu? Riposerai in un cimitero musulmano?". Di seguito, il racconto di Shafi Behelim e della sua conversione.

Mi chiamo Shafi Behelim e sono nato il 12 settembre 1966. Mio padre è musulmano e mia madre cattolica. Si chiama Emelia, ma ha cambiato il suo nome in Shamin Bhelim.

Il cristianesimo è parte integrante della mia infanzia, anche se dopo il matrimonio con mio padre, mia madre è diventata una musulmana praticante. Tuttavia, grazie alla famiglia di mia madre la fede cristiana mi ha sempre attratto.

Il 28 aprile 1991 sposo Shirley, una ragazza cattolica, ma solo con rito civile. All'inizio viviamo insieme alla mia famiglia, e i miei genitori insistono affinché mia moglie rinunci alla sua fede e si converta all'islam.

Dopo pochi anni, io e mia moglie andiamo a vivere da soli. Il 19 dicembre 1993 abbiamo una bellissima figlia, di nome Ashna Rose.

A sette anni, Ashna Rose mostra un grande interesse nel seguire le lezioni di religione in una scuola gestita da religiose. Il preside allora mi convoca, e dopo aver dato il mio consenso scritto, Ashna Rose ottiene il permesso di studiare religione a scuola.

Parlo con mia figlia sullo scegliere l'islam o il cristianesimo, e lei è ferma nel voler essere cristiana. Così, insieme a mia moglie andiamo dal parroco della chiesa di S. Antonia da Padova a Kalwa (un sobborgo di Mumbai), per chiedergli il battesimo per nostra figlia.

Il sacerdote ci dice che dobbiamo sposarci in chiesa perché mia figlia possa ricevere il battesimo. Mi chiede poi se anch'io voglio diventare cattolico. Gli spiego che sono un fervente musulmano, ma che ho un grandissimo rispetto per il cristianesimo. Qualche tempo dopo, il primo agosto 2001, io e mia moglie ci sposiamo in chiesa. Mia figlia è battezzata il 22 ottobre dello stesso anno.

Ho accompagnato spesso mia figlia in chiesa e insieme siamo andati alle novene per la Madonna. Da quando abbiamo vissuto da soli, ho potuto nutrire questo mio desiderio per il cristianesimo che avevo sin da piccolo.

Il 22 gennaio 2010, mia figlia si toglie la vita. È stato l'evento più traumatico e devastante di tutta la mia esistenza. La mia unica figlia, la mia piccola, aveva solo 16 anni. Il suo ragazzo l'ha lasciata, e in preda alla depressione si è suicidata. Lotto con Dio, lo interrogo: "È questo il premio per averti dato mia figlia nella fede?". Non ricevo risposte; solo desolazione e avvilimento, ma soprattutto rabbia e angoscia.

Non so se qualcuno riesce a capirmi, ma finché nostra figlia è stata con noi, non mi è interessato sapere dove sarei andato dopo la morte. Adesso invece, vivo nella speranza della mia altra vita: la vita eterna.

Due giorni dopo la morte di Ashna Rose, mia madre mi dice: "Non capisco. Madre e figlia saranno in un cimitero cristiano, e il padre in uno musulmano".

Le sue parole mi fanno riflettere, e penso: "È vero, mia madre ha ragione. Come posso stare in un cimitero musulmano? La mia adorata figlia è in un cimitero cristiano, e così sarà anche per mia moglie. Loro saranno con Gesù e io non potrò essere lì con loro". A 45 anni, capisco che anche io ho bisogno di stare con la mia famiglia, sotto la guida di Gesù Cristo e tra le amorevoli braccia di Maria.

Sento il desiderio di essere nel "posto sicuro" dove è ora mia figlia, un luogo di pace, senza dolore, un luogo di riposo. Sono assediato da questi pensieri, perché so che la mia giovane figlia si è tolta la vita in un gesto di disperazione, ma adesso è in pace. Mia figlia era una ragazza dolce, un angelo, e ha sempre voluto essere la nostra luce. Così, anche se spezzato dal dolore, ho subito chiesto di poter donare i suoi occhi. Oggi, essi danno luce a due bambini piccoli.

Nel dicembre 2010, mia moglie ed io andiamo in ritiro, e per la prima volta dalla tragedia di mia figlia, troviamo un conforto. Questo rafforza la mia determinazione per questo "gusto della vita eterna".

Cerco l'aiuto di un sacerdote p. Joe Gonsalves della chiesa di S. Giovanni Battista (Thane) e condivido con lui i miei pensieri e le mie speranze. Così, inizio il mio cammino nel cattolicesimo. Nella notte di Pasqua sarò battezzato nella chiesa di S. Giovanni Battista, a Thane.

Oggi, sento che da quando sono nato Cristo mi guida attraverso le fasi buie e difficili della mia vita. Egli è la luce, che con delicatezza illumina le mie tenebre con la sua "mite luce".

Gesù Cristo mi ha donato la garanzia della vita eterna. Con la sua resurrezione, Cristo vince la morte, e per me ha una grande importanza ricevere il battesimo nella notte in cui Egli ha sconfitto per sempre la morte. Per me è una nuova vita in Cristo che vince la morte. Gesù è la roccia, su cui poggia la mia vita.

(Ha collaborato Nirmala Carvalho)

 

 

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