28/01/2015, 00.00
CINA
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Shanghai, l'appello del governo: Fate più figli o la città crolla

Nel 2016, circa un terzo degli abitanti della megalopoli cinese avrà più di 60 anni. Un funzionario della Commissione per la pianificazione familiare "scorda" 35 anni di violenze in nome del figlio unico e punta il dito contro il "carrierismo" delle donne, che "non vogliono figli per avere più successo sul lavoro". In discussione anche il sistema dell'hukou, certificato di residenza che penalizza i migranti interni.

Shanghai (AsiaNews) - Il crollo della popolazione cinese in età lavorativa "è colpa del carrierismo delle donne, che preferiscono avere successo nel lavoro piuttosto che farsi una famiglia, e dell'alto costo del mantenimento dei bambini. Invece è necessario che le coppie stabili e qualificate facciano subito uno o due figli". Lo ha dichiarato Fan Hua, direttore della Commissione per la pianificazione familiare e la popolazione di Shanghai, ai margini del Congresso comunista metropolitano.

L'appello pubblico è stato riportato dall'Oriental Morning Post. Il funzionario sembra dimenticare più di 35 anni di violenze in nome della famigerata Legge sul figlio unico e spiega che "avere due figli porta tanti benefici, primi fra tutti la stabilità familiare e lo sviluppo sociale". Il suo intervento, ha spiegato, "nasce dal fatto che soltanto il 5% delle donne che potrebbero avere due figli ha chiesto l'autorizzazione del governo. Questo numero è troppo basso e mette tutti noi a rischio".

Secondo i dati dell'Ufficio nazionale di statistica, Shanghai è la prima città cinese a dover affrontare il dramma dell'invecchiamento della popolazione. All'inizio del 2016, secondo le proiezioni del governo, il 30% degli abitanti locali (ovvero 4,35 milioni di persone) avrà più di 60 anni. Se non si inverte il trend e non aumentano le nascite, non vi saranno più lavoratori in grado di sostenere con le tasse il sistema pensionistico e quello del welfare.

Dal 1979 in poi la Cina ha attuato - spesso con violenza - la politica di un solo figlio per famiglia, per concentrare la nazione sullo sviluppo economico. In seguito si è permesso a gruppi etnici di avere due figli e ai contadini di averne due se il primo figlio era una bambina. L'attuazione della legge è stata spesso violenta, con multe esose contro i violatori e perfino sterilizzazione forzata e aborti fino a nove mesi di gravidanza. Il rispetto della legge e delle quote di popolazione era compensato con benefici verso gli impiegati e i dirigenti del family planning aprendo lo spazio a corruzione e soprusi.

L'allentamento varato nel dicembre 2013 permette invece alle coppie in cui uno dei due partner è già figlio unico, di avere due figli. In ogni caso, la nuova politica è stata limitata persino dal punto di vista geografico: i suoi benefici per il primo anno sono andati solo agli abitanti di Pechino, Tianjin, Shanghai e Chongqing e a quelli delle province del Zhejiang, Jiangxi, Anhui, Sichuan, Guangdong e Jiangsu. Con il 2015 si aprirà a nuove province, ma restano esclusi Tibet e Xinjiang.

Per cercare di schivare almeno i danni imminenti, alcuni esperti di demografia suggeriscono al governo di allentare il controllo sulla migrazione interna e permettere a lavoratori da altre province di stabilirsi a Shanghai. Il flusso è limitato dal sistema dell'hukou, il certificato di residenza che garantisce cure mediche e istruzione gratuita ai cittadini cinesi soltanto nel luogo di nascita.

Liang Zhongtang, dell'Accademia delle Scienze sociali di Shanghai, ha chiesto all'esecutivo di riformare il sistema: "Soltanto in questo modo potremo attrare lavoratori capaci in grado di sostenere il mercato e contribuire di più all'economia locale. La situazione è urgente, visto l'invecchiamento dei cittadini".

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