10/04/2008, 00.00
CINA - STATI UNITI
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Si rivaluta lo yuan: 7 per un dollaro

E’ la prima volta da quando nel 2005 è stato tolto il cambio fisso. Esperti: Pechino ha interesse a una rapida rivalutazione dello yuan anche per combattere l’inflazione interna, ma ancora non intende liberalizzare né la valuta né il proprio mercato.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Lo yuan è stato scambiato oggi a 6,9907 per un dollaro,  record da quando nel luglio 2005 è stato tolto il cambio fisso. Da allora è cresciuto del 18,4% sul dollaro, anche se gli esperti concordano che il valore di cambio è ancora troppo alto.

La settimana scorsa il Segretario Usa al Tesoro Henry Paulson, durante incontri economici con i leader cinesi, ha ripetuto che “è pericoloso” per la valuta cinese non adeguarsi alla realtà economica. Gli Usa premono per un più rapido apprezzamento del renminbi, cosa che ridurrebbe il loro forte debito verso la Cina. Pechino teme che una rivalutazione troppo rapida rechi danno alle sue esportazioni, ma ha anche necessità di frenare la rapida inflazione interna, cresciuta dell’8,7% a febbraio soprattutto per gli aumenti dei prezzi alimentari. Uno yuan più forte ridurrebbe il costo degli alimenti importati e del petrolio e raffredderebbe l’economia, con effetti anti-inflattivi. Ma rischia di rendere più povera la sua popolazione a reddito fisso.

Liu Dongliang, esperto valutario della China Merchants Bank a Shenzhen, osserva che la “la Cina è ora sotto la pressione internazionale e interna per un più rapido apprezzamento dello yuan”. La valuta è cresciuta sul dollaro del 2,6% nel 2005, del 3,4% nel 2006, del 6,9% nel 2007 e già di oltre il 4,5% quest’anno. Peraltro questa crescita dipende anche dalla debolezza del dollaro: lo yuan ha perso circa l’11% rispetto all’euro dal luglio 2005, l’11,2% sullo yen e il 6% sul won sudcoreano. Gli analisti però ritengono che Pechino rallenterà l’apprezzamento dello yuan nella seconda metà dell’anno, sia per tutelare le esportazioni sia in quanto non mostra ancora l’intenzione di rimuovere i controlli sull’economia e consentire grande libertà al mercato.

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