28/08/2006, 00.00
NEPAL
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Si temono centinaia di morti nella più grave frana dell'ultimo decennio in Nepal

di Prakash Dubey

Lo smottamento avvenuto due giorni fa ha investito il distretto di Accham; al momento sono dispersi 500  abitanti del villaggio di Balyalta. La denuncia della popolazione: "Il governo studi come evitare lo sfruttamento sconsiderato delle risorse naturali nella zona".

Kathmandu (AsiaNews) – Potrebbero essere anche 500 i morti in seguito all'enorme valanga di fango che il 26 agosto scorso ha travolto un villaggio di montagna nel distretto di Achham, Nepal occidentale. La notizia del disastro, causato dalle pesanti piogge, è arrivata solo ieri a causa della grande distanza dei centri abitati dai telefoni più vicini.

Il capo distrettuale Hom Nath Thapaliya, riferisce che uno dei superstiti nel villaggio di Balyalta ha raccontato di 80 su 94 abitazioni spazzate via dallo smottamento. "Tutti gli oltre 500 inquilini di quelle case – ha aggiunto – risultano dispersi". "È possibile che siano morti sotto il fango – avverte Thapaliya – ma al momento non abbiamo dati certi sul bilancio delle vittime". Le autorità hanno inviato nella zona un gruppo di aiuti composto da militari, ma persino con loro risulta impossibile mettersi in contatto.

Secondo Devendra Nepali, tra i leader dell'alleanza politica al potere nel Paese, la frana nel distretto di Accham è la più grave dell'ultimo decennio in Nepal: "Siamo davanti ad una disgrazia spaventosa". "Penso che un tale disastro – aggiunge – sia dovuto alla nostra ingordigia nel depredare le risorse naturali di questa regione montuosa, senza renderci conto che un eccessivo sfruttamento della natura è destinato a ritorcersi contro di noi sotto forma di queste tragedie".

La popolazione si lamenta che, "ironia della sorte, gli sfruttatori non sono mai vittime dei danni che provocano". Una abitante locale spiega: "Queste persone vengono, fanno i loro comodi e poi spariscono: sono poveri ed innocenti a subire la vendetta della natura". Ma dice anche di sperare che le cose cambino: "Come in una vera democrazia, i nostri leader dovranno sedersi intorno a un tavolo e studiare il modo di evitare il ripetersi di tali disastri".

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