24/05/2017, 13.00
VATICANO - CINA
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Simposio di AsiaNews, p. Gianni Criveller: L’evangelizzazione passa per la carità e il martirio

P. Gianni Criveller commenta il volume sulla storia del Pime in Cina. Per lui, a colpire è il valore evangelico della carità e la continuità della "cristianità" in Cina anche oltre il comunismo e l’espulsione dei missionari.

Roma (AsiaNews) – Padre Gianni Criveller, missionario del Pime, presenta al simposio di AsiaNews il volume di p. Sergio Ticozzi, Sfide passate e presenti. Da decenni egli opera nella grande area cinese: Taiwan, Hong Kong, Macao e Repubblica Popolare Cinese ed è professore di Teologia della missione presso lo Holy Spirit Seminary College of Theology and Philosophy, Hong Kong.

Il volume, ha affermato in primo luogo p. Criveller, “si prefigge un compito piuttosto ambizioso”: mettere, in circa 150 pagine, 150 anni di vicende esaltanti, dolorose e complesse” vissute dai 263 missionari del Pime in terra cinese, in cui non è compresa Hong Kong.

“Il nostro compito oggi non è evidentemente quello di fare un riassunto del libro”, afferma p. Criveller, ma “invogliare alla lettura del libro”. Quello che colpisce, ha evidenziato il missionario, è l’inizio “strepitoso”: in soli 12 anni, il numero dei fedeli raddoppia, si fondano scuole, si aprono seminari e soccorrono i poveri. Questo grazie all’entusiasmo contagioso “dei giovani missionari” nonostante le forze “inadeguate alle necessità”. “Entusiasmo e generosità in mezzo ad una situazione drammatica”, in cui a soffrire “era sempre la popolazione, in particolare le donne e i bambini”. Vittime verso le quali i missionari erano gli unici ad intervenire.

Per il missionario è significativo che proprio la carità facesse avanzare l’evangelizzazione: “Molti si convertono commossi dal soccorso ricevuto dai missionari. È una lezione che vale sempre nella chiesa, anche oggi: ciò che porta le persone alla fede in Gesù è la testimonianza dell’amore”.

Un’altra parte importante è il martirio: “Non è un incidente”, ma “la condizione quotidiana della vita cristiana”. Per p. Criveller, una caratteristica notevole del libro è che la narrazione continua anche dopo l’avvento del comunismo e l’espulsione dei missionari: “C’è una continuità nella vita delle ‘cristianità’ fondate dal Pime, che non deve essere sottovalutata o taciuta”. “La sorte dei preti e fedeli cinesi è, se possibile, ancora più dolorosa di quella dei missionari. La loro detenzione e la loro umiliazione è più lunga e devastante”. Le loro sofferenze sono descritte come “una cosa ovvia”, un modo “per lasciare parlare i fatti da sé”.

C'è stata poi la stagione più libera inaugurata da Deng Xiaoping, in cui “non mancano ombre, divisioni e sofferenze. Ma ci sono anche segni di speranza: la vita delle comunità cattoliche riprende, si riaprono seminari e conventi, ci sono giovani preti e conversioni”. Dagli anni 80 si riprendono i contatti con le vecchie missioni.

A dispetto di quanti dichiaravano la “fine delle religioni e del cattolicesimo in Cina”, le comunità cattoliche avevano resistito e stavano tornando a crescere. Il missionario ricorda i membri del Pime, almeno una ventina, che si dedicarono allo studio della situazione e ai contatti con le “antiche missioni”, “non per tornare al passato, ma per sostenere fratelli e sorelle nello sforzo di rialzarsi”.

“Come abbiamo accennato sopra, la via dell’evangelizzazione è la carità,” afferma p. Criveller. Tante le attività caritatevoli: l’aiuto alle persone persone portatrici di disabilità, il soccorso alle persone povere e vulnerabili, lo studio e l’insegnamento. “L’interesse del Pime per la Cina è vivo e attuale, e si esprime in mille modi”.

Per il missionario, p. Ticozzi è un “buon storico” che “non manca di rilevare i limiti e i difetti della missione cattolica in Cina” a causa di “contraddizioni all’interno del mondo missionario e persino della Santa Sede”. Per illustrare questo aspetto, egli ha deciso di concludere con un episodio della seconda metà 19mo secolo, quando Pio IX diede slancio alle missioni, una risposta in opposizione all’imperialismo delle grandi potenze europee. In Cina, la missione era sotto il protettorato francese, voluto da Napoleone per contrastare l’influenza britannica, per molti missionari nocivo alla missione. Il governo francese anti-clericale difese in modo deciso il protettorato, impedendo nell’agosto del 1886 a papa Leone XIII di stabilire relazioni diplomatiche dirette con l’impero cinese.

 “Papa Leone ‘con le lacrime agli occhi’, come riportano le cronache, non ebbe scelta se non cedere alle pressioni della ‘prima figlia della Chiesa’”, racconta p. Criveller. “La Santa Sede sperimentò tutta la sua debolezza: un potere senza potere, vittima di coloro che dicevano di aiutarla”. Nel riportare questo episodio storico accennato da p. Ticozzi, p. Criveller ha “desiderato offrire elementi per una valutazione più ampia e puntuale della missione cattolica in generale, e del Pime in particolare, in Cina ai tempi dell’imperialismo”.

In conclusione, il missionario ha incoraggiato “tutti a leggere il libro di Sergio Ticozzi stampato per questa speciale occasione da AsiaNews”.

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