18/10/2018, 14.32
INDONESIA-VATICANO
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Sinodo, mons. Riana Prapdi: I giovani, agenti di cambiamento per Chiesa e nazione

di Mathias Hariyadi

Il vescovo di Ketapang ricorda l’importante ruolo che i giovani hanno ricoperto nella nascita dell’Indonesia. “La diversità è la nostra ricchezza culturale ed è una grande benedizione per il Paese”. La Chiesa indonesiana per il dialogo e l’armonia interreligiosa: al pre-Sinodo anche una giovane islamica.

Jakarta (AsiaNews) – La Chiesa indonesiana esorta i giovani cattolici a diventare “agenti di cambiamento”, in grado di dare una forma nuova e migliore alla comunità e al proprio contesto sociale. Lo afferma mons. Pius Riana Prapdi (nella foto 1, terzo da destra), vescovo di Ketapang (provincia di West Kalimantan) e presidente della Commissione per i giovani (KomKep) della Conferenza episcopale (Kwi). Dal Vaticano, il presule condivide con AsiaNews il messaggio che i delegati indonesiani vogliono trasmettere al mondo durante Sinodo dei giovani (3-28 ottobre 2018). Mons. Riana Prapdi e mons. Adrianus Sunarko, vescovo di Pangkal-Pinang, sono i due padri sinodali eletti dalla Kwi. Insieme a loro vi è anche Anastasia Indrawan (nella foto 2, a sinistra), membro della KomKep e al Sinodo in qualità di auditrice.

Il vescovo di Ketapang ricorda l’importante ruolo che i giovani d’Indonesia hanno ricoperto nella nascita della nazione. Mons. Riana Prapdi cita in modo particolare il Sumpah Pemuda (Il Giuramento dei Giovani), dichiarazione del 28 ottobre 1928 in cui i giovani nazionalisti indonesiani proclamavano tre ideali: una Patria, una nazione, una lingua. Il primo giorno dello storico Congresso, il secondo tenuto dai ragazzi, si svolse nell’edificio della Katholieke Jongelingen Bond, l’Associazione dei giovani cattolici. Gli oltre 260 milioni di indonesiani vivono su più di 17.500 isole ed appartengono ad almeno 300 gruppi etnici diversi, che parlano più di 700 lingue viventi. “È un dato di fatto – afferma mons. Riana Prapdi – che, come indonesiani, viviamo e godiamo della nostra vita quotidiana in una società pluralista, che ogni giovane cattolico indonesiano dovrebbe essere in grado di abbracciare”.

“È all'interno di questo quadro storico e sociale che la gioventù cattolica è chiamata a diventare ‘agente di cambiamento’. La nostra posizione è chiara: il Sumpah Pemuda è da sempre il riferimento della nazione e della Chiesa”, dichiara il vescovo. Ciò è in parte dovuto alla natura di molte famiglie indonesiane. “I nostri giovani cattolici – prosegue – provengono da famiglie di battezzati o di persone che hanno conosciuto una conversione adulta. Con molta probabilità, i loro genitori appartengono a due etnie, lingue e culture diverse”. “Questo non dovrebbe essere considerato come un ‘vincolo sociale’, ma come un buon punto di partenza per la società indonesiana. La diversità non è qualcosa di ‘terribile’, da evitare, ma è la nostra ricchezza culturale ed è una grande benedizione per la nazione. È in questa cornice di pensieri che esercitare un’educazione morale in famiglia è obbligatorio per i genitori”.

A testimonianza dell’impegno della Chiesa indonesiana per il dialogo e l’armonia interreligiosa nel Paese, la musulmana Dewi Kartika Maharani Praswida (nella foto 3, a destra) era una dei giovani che hanno preso parte alla Riunione pre-sinodale, svoltasi in Vaticano tra il 19 ed il 24 marzo. Laureata alla Catholic University of Soegijapranata di Semarang (Central Java), la ragazza è iscritta a GusDurian, un movimento giovanile affiliato a Nahdlatul Ulama (Nu), la più grande organizzazione musulmana della nazione. “All’inizio – racconta Dewi – in quanto musulmana ero sorpresa dal mio coinvolgimento in questa iniziativa della Chiesa universale, che aveva convocato così tanti giovani da ogni parte del mondo per discutere di questioni legate ai cattolici. Tuttavia, dopo giorni di riunioni, ho trovato la risposta: papa Francesco è interessato anche alle opinioni dei non cattolici ed alle loro aspettative nei confronti della Chiesa. Certo, la mia prospettiva era differente ma i miei colleghi l’hanno comunque apprezzata. Quest’opportunità mi ha insegnato che l’amicizia può trascendere l’appartenenza religiosa”.

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