09/10/2019, 15.42
VATICANO
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Sinodo Amazzonia: chiesti ‘nuovi ministeri’ per i popoli amazzonici

Mons. Kräutler: “I popoli indigeni non intendono il celibato”. Approfondire e divulgare una letteratura teologica che includa insieme ai peccati, tradizionalmente noti, i “peccati ecologici” che trattano il peccato contro l’ambiente alla stregua di un peccato contro Dio, contro il prossimo e le future generazioni.

Città del Vaticano (AsiaNews) – La creazione di “nuovi ministeri” per rispondere alle necessità dei popoli dell’Amazzonia, compreso un “ministero laicale” femminile, è stata avanzata nel corso della riunione di questa mattina del Sinodo, dove si è anche tornati sull’ormai problematica questione dell’ordinazione di uomini sposati, i “viri probati”.

A proposito del diaconato femminile, “si tratta di far emergere la soggettività ecclesiale delle donne”, ha spiegato padre Giacomo Costa, segretario della Commissione per l’informazione, durante il briefing di oggi in Sala stampa vaticana: “Non per una rivendicazione, ma come riconoscimento di quello che si sta già vivendo”.

La “possibilità di incrementare il diaconato permanente degli indigeni, che svolga diverse funzioni” è una delle idee avanzate ieri pomeriggio e stamattina. Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione ha spiegato che il riferimento è stato “al ministero della Parola, l’amministrazione dei battesimi, della comunione, dei matrimoni, l’accompagnamento nelle celebrazioni per i defunti”. Dal Concilio Vaticano II, è stato osservato, sono stati chiesti maggiori sforzi a favore di un’inculturazione della liturgia, con celebrazioni rispettose sia delle tradizioni e lingue dei popoli locali, sia del messaggio integrale del Vangelo. Serve un attento discernimento da parte dei vescovi affinché non sia esclusa a priori alcuna soluzione, neanche quella dell’ordinazione di uomini sposati. “Non c’è un’altra possibilità”, ha sostenuto mons. Erwin Kräutler, vescovo prelato emerito di Xingu, in Brasile,  rispondendo alle domande dei giornalisti, nel corso del briefing odierno sul Sinodo. “I popoli indigeni non intendono il celibato, e lo dicono apertamente”, ha aggiunto. “La prima cosa che mi dicono quando arrivo in un villaggio è: ‘dov’è tua moglie?’. Non riescono a capire che l’uomo non sia sposato, che non abbia una donna che si occupi della casa”.

La salute integrale dell’Amazzonia, è una delle preoccupazioni esposte questa mattina in aula dai padri sinodali. Il modello di sviluppo del capitalismo che divora la natura, gli incendi che stanno distruggendo la regione, la corruzione, la deforestazione e le coltivazioni illegali infatti minacciano sia la salute delle persone che quella del territorio e di tutto il pianeta.

E’ stata posta in luce anche la lentezza che ha a volte la Chiesa cattolica nel raggiungere le esigenze della popolazione e che crea un vuoto che viene riempito dalla proposta delle chiese neopentecostali.

Urgente e irrinunciabile resta il dialogo ecumenico e interreligioso: rispettoso e fecondo, dimensione fondamentale per la Chiesa in uscita nella regione panamazzonica, caratterizzata da un contesto multiculturale.

Ieri pomeriggio, infine, accanto alla denuncia della situazione inaccettabile del degrado ambientale nella regione panazzonica, di fronte alla quale la comunità internazionale è spesso indifferente è stata auspicata una “conversione ecologica” che faccia percepire la gravità del peccato contro l’ambiente alla stregua di un peccato contro Dio, contro il prossimo e le future generazioni. Da qui la proposta di approfondire e divulgare una letteratura teologica che includa insieme ai peccati, tradizionalmente noti, i “peccati ecologici”.

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