09/10/2017, 12.55
IRAQ - VATICANO
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Sinodo caldeo: 'Solidarietà e orgoglio' dei cristiani irakeni, testimoni di pace, fede e unità

Patriarca e vescovi manifestano “apprezzamento” per il ruolo delle forze armate nella lotta contro il terrorismo. L’augurio di celebrare presto “la liberazione dell’intero territorio”. In un momento “critico e difficile” il rinnovato appello al dialogo fra Baghdad ed Erbil sul Kurdistan. La preghiera per “alimentare le vocazioni”. 

 

Roma (AsiaNews) - In un momento “critico e difficile” per l’Iraq, la Chiesa caldea esprime “apprezzamento” per il ruolo svolto dalle forze armate nella lotta contro i “terroristi” dello Stato islamico (SI, ex Isis) e rinnova l’invito “al dialogo” per superare la “crisi” fra Erbil e Baghdad dopo il referendum sull'indipendenza. È quanto sottolinea il patriarcato caldeo in una nota diffusa a conclusione del Sinodo, che si è tenuto a Roma dal 4 all’8 ottobre. Nel documento i vertici della Chiesa irakena hanno inoltre manifestato “solidarietà e orgoglio” della comunità cristiana, che ha saputo mantenere “viva” la propria fede.

Nel comunicato, sottoscritto dal patriarca Louis Raphael Sako e dai vescovi presenti, si sottolineano i “risultati” delle forze armate irakene e le recenti vittorie sui jihadisti dell’Isis; l’augurio, aggiungono i vertici della Chiesa irakena, è che presto si possa celebrare “la liberazione dell’interno territorio irakeno”. 

Nelle “circostanze difficili” in cui versa il Medio oriente, e in particolare Siria e Iraq, i vescovi tracciano una “visione e realistica di tutte le sfide” che devono affrontare “i Paese, la nostra Chiesa e i cristiani della regione”. Fra questi vi è quella “dell’emigrazione” e l’impegno comune a promuovere politiche e piani che assicurino la permanenza delle attuali famiglie - di sfollati e non - e favorire il rientro di quanti in passato, hanno scelto di emigrare. 

“Nonostante le persecuzioni sperimentate - prosegue la nota patriarcale - abbiamo mantenuto ferma la fiamma della fede e la speranza nei cuori, senza fanatismo ma con profondo rispetto verso le altre comunità cristiane [assira, siriaca, armena]. E salda l’appartenenza alla nostra Chiesa, alla nostra famiglia in uno spirito di solidarietà, sacrificio, amore reciproco e responsabilità”. Ai fedeli, i vertici della Chiesa irakena chiedono inoltre preghiere “per alimentare le vocazioni” sacerdotali e monastiche in un periodo di crisi del clero. 

In questi giorni i vescovi caldei e il patriarca Sako hanno incontrato papa Francesco, il quale ha rinnovato l’invito alla Chiesa irakena perché operi come elemento di pace e stabilità nel Paese e nel mondo. Un impegno ancora più urgente in un periodo di difficoltà e divisioni in seno alle stesse istituzioni irakene, che ne minacciano l’unità nazionale. 

Il riferimento è al referendum per l’indipendenza, promosso dal Kurdistan irakeno il 25 settembre scorso. Il voto si è svolto anche nel territorio conteso di Kirkuk e si è concluso con una schiacciante vittoria dei favorevoli (oltre 90% di sì). “Viviamo con grande preoccupazione - spiega la nota patriarcale - gli sviluppi della situazione politica del Paese, in particolare la crisi legata al referendum”. Invitiamo tutte le parti “alla calma”, prosegue, e alla “non escalation” rinnovando l’impegno “al dialogo coraggioso” quale unica “via più sicura” per “superare la crisi”. 

Al riguardo mons. Shlemon Audish Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, parla ad AsiaNews di una situazione “in leggero miglioramento”, perché sono in atto “dei tentativi di dialogo” e passi “in direzione dell’apertura” fra Baghdad ed Erbil. Da qui il pressante appello “al dialogo e alla riconciliazione” rivolto a entrambe le parti. 

Dobbiamo continuare a essere “segno di speranza”, conclude il patriarca Sako, e restare “fiduciosi” perché “alla fine del tunnel emergerà la luce”.(DS)

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