13/06/2013, 00.00
IRAQ
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Sinodo caldeo: rilanciare la presenza cristiana in Iraq e libertà per i vescovi siriani

di p. Albert Zarazeer
È quanto emerge nel documento che chiude l’incontro, tenuto a Baghdad dal 5 al 10 giugno. I Padri auspicano la formazione di una classe politica cristiana “competente” e invitano i fedeli a restare “ponte fra culture”. L’importanza del movimento ecumenico e l’invito al “dialogo onesto” con la Chiesa Assira d’Oriente. Un ringraziamento speciale a Papa Francesco.

Baghdad (AsiaNew) - Formare una classe politica cristiana "competente" e sacerdoti "preparati", rafforzare il ruolo di "ponte fra culture" e di incontro con i musulmani, rilanciare il movimento ecumenico aprendo a un "dialogo onesto e coraggioso con la Chiesa Assira d'Oriente". Sono molti i temi al centro del documento conclusivo del Sinodo Caldeo, che si è tenuto dal 5 al 10 giugno scorso a Baghdad. A presiedere i lavori dei Padri - presenti tutti i vescovi irakeni e della diaspora, tranne il californiano mons. Sarhad Jammo - sua Beatitudine Mar Louis Raphael I Sako, Patriarca caldeo, che ha presentato una riflessione sul "lavoro pastorale del vescovo", il cui successo dipende "dalla spiritualità e dalla preghiera", evitando di "chiudersi solo negli affari amministrativi".

Molti, dunque, i temi affrontati dai vertici della Chiesa caldea in questi giorni di Sinodo, conclusi dalla cena offerta dal Patriarca ai leader politici e religiosi - presente il premier Nouri al-Maliki -  durante la quale ha lanciato la proposta di istituire un "comitato per promuovere il dialogo". Nel documento conclusivo i Padri manifestano "dispiacere per le violenze nella regione, soprattutto in Siria" e pregano perché "siano rilasciati i due vescovi rapiti: Giovanni Ibrahim e Paolo Yazigi".

Invocando la benedizione dello Spirito Santo e della Vergine Maria "sui figli della Patria e per quelli della diaspora", i prelati incoraggiano l'impegno politico "di laici capaci" e incoraggiano la costruzione di "scuole per insegnare la nostra lingua, fondare centri culturali e sociali". Tuttavia, confermano quanto già detto dal Patriarca Sako: il clero deve "impegnarsi nella vocazione sacerdotale e nel servizi", affidando e sostenendo i politici (cristiani) nella difesa "della dignità e dei diritti delle persone".

Fra le molte sfide all'orizzonte, il rinnovamento della "struttura del Patriarcato", all'insegna del motto di "autenticità, unità e rinnovamento" scelto da Sua Beatitudine al momento dell'elezione. Essa coinvolgerò l'organizzazione del Patriarcato stesso, delle diocesi, degli ordini religiosi e delle istituzioni ecclesiastiche. A questo si affianca l'impegno nella formazione del clero e delle vocazioni sacerdotali e religiose, invitando a "non affrettarsi nell'ordinare sacerdoti solo per riempire un vuoto pastorale"; anzi, è necessaria "una formazione buona" che eviti "ripercussioni negative per la Chiesa". I Padri sinodali hanno sollevato anche un appunto "sullo spostamento" di preti "da una diocesi all'altra, sena il permesso del vescovo". Una pratica che "indebolisce il servizio sacerdotale" e per questo lanciano un appello alle diocesi affinché non accettino "nessun prete senza permesso del suo vescovo".

Fra gli elementi di riflessione, non poteva mancare il richiamo alla "presenza cristiana in Iraq" più che dimezzata negli ultimi 10 anni. Essi sono e dovranno continuare a essere "ponte fra le comunità" per "rafforzare la convivenza reciproca ed elevare la voce della verità davanti ai cambiamenti attuali". Da ultimo il Patriarca Sako e i vescovi hanno illustrato il contenuto della lettera inviata a Papa Francesco attraverso il nunzio apostolico in Iraq, mons. Giorgio Lingua; nella missiva i Padri sinodali "esprimono l'amore" verso il Pontefice e "il rispetto per i suoi atteggiamenti che incoraggiano all'apertura e al dialogo fra genti".

*P. Albert Zarazeer, responsabile delle comunicazioni del Patriarcato Caldeo

 

 

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