04/06/2010, 00.00
IRAQ
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Sinodo per le Chiese del Medio oriente: l'impegno comune di cattolici e ortodossi irakeni

di Layla Yousif Rahema
Dal 26 al 27 maggio, sacerdoti e vescovi delle chiese orientali si sono incontrati a Sulaymaniyah nel Kurdistan per affrontare le comuni sfide di cattolici e ortodossi in vista del Sinodo dei vescovi del Medio Oriente. Principale tematica dell’incontro, l’esodo dei cristiani che colpisce entrambe le comunità ed è ignorato dall’occidente.

Sulaymaniyah (AsiaNews) – Una maggiore cooperazione tra le Chiese cattoliche e ortodosse d’Oriente davanti a sfide comuni come l’emigrazione. Sviluppare strategie comuni con i musulmani per trovare risposte all’“islam politico”. Promuovere una partecipazione più attiva dei cristiani alla vita pubblica dei loro Paesi. Sono queste alcune delle necessità emerse al termine del “seminario ecumenico” della Fondazione Pro Oriente svoltosi nella parrocchia caldea di Sulaymaniyah, nel Kurdistan, dal 26 al 27 maggio scorso. Obiettivo dell’incontro, a cui hanno preso parte tutti i membri del Forum Siriacum, era preparare il terreno al prossimo Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Arcivescovi, sacerdoti e religiosi dalla Chiesa assira dell’Est, caldea, maronita, siro-cattolica, siro-malabarese e siro-ortodossa sono arrivati nella parrocchia del nord Iraq su invito dell’arcivescovo caldeo di Kirkuk, mons. Louis Sako.

Il documento conclusivo dell’incontro delinea alcuni obiettivi per attuare la comunione tra le Chiese e portare avanti una testimonianza proficua al mondo islamico. Per quanto riguarda il primo aspetto si è evidenziata la necessità di includere come veri e propri “partecipanti alle attività del Sinodo e non solo fraterni delegati” i membri invitati dalle Chiese ortodosse. Il motivo è semplice: “Le sfide poste alle Chiese orientali, cattoliche e ortodosse, sono comuni”. Una su tutte, quella “dell’emigrazione di massa dei cristiani dal Medio Oriente”. A questo proposito i partecipanti sottolineano l’importanza di “far conoscere meglio all’Occidente la situazione dei cristiani mediorientali”, che oggi si trovano invece davanti a “ignoranza e indifferenza”. “Una testimonianza comune diventa anche comunione” tra le Chiese, per questo sarebbe bene dotarsi di “manuali scolastici e attività pastorali comuni”.

Missione comune è anche quella con i musulmani di combattere “la crescente interpretazione politica ed estremista dell’islam”. Ruolo fondamentale è svolto dalle istituzioni scolastiche che “devono impartire la cultura della coesistenza, del rispetto reciproco e della comprensione”. Stessa importanza rivestiranno “incontri interreligiosi dei leader delle comunità su scala non solo internazionale, ma anche e soprattutto regionale e locale”. Infine, uno “strumento efficace per promuovere una giusta immagine del cristianesimo saranno i media”. “Deve essere chiaro che alcuni movimenti evangelici di cristiani occidentali danno un’immagine distorta della cristianità”.

L’auspicio dei partecipanti all’incontro di Sulaymaniyah è che dopo sei mesi o un anno dal Sinodo si organizzi un incontro per verificare che le decisioni prese siano anche applicate: “Troppe volte in passato, delle risoluzioni bellissime non sono mai state messe in pratica”.

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