09/10/2018, 15.32
VATICANO
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Sinodo: dialogo, formazione e migranti nelle relazioni dei Circoli minori

Nei rapporti dei 14 gruppi di lavoro la necessità di una Chiesa in dialogo, che eviti l’autoreferenzialità, i pregiudizi, e punti piuttosto sulla credibilità della testimonianza. La cultura digitale e il rischio di un atteggiamento compulsivo nei confronti della “cultura dello schermo”. Formare pastori capaci di affrontare le sfide pastorali, missionarie e spirituali legate alla cultura della globalizzazione, del secolarismo e della tecnologia.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Una Chiesa aperta al dialogo con i giovani, ma impegnata nella  loro formazione e capace di offrire insegnamenti utili a una generazione che è lontana da quella dei genitori e sta vivendo una “migrazione tecnologica”, che è ferita da fenomeni come le migrazioni e gli abusi sessuali. Sono alcune delle indicazioni emerse dal lavoro dei Circoli minori, i gruppi di studio su base linguistica, che hanno presentato oggi 14 relazioni, in sei lingue.

A risaltare maggiormente è la necessità di una Chiesa in dialogo, che eviti l’autoreferenzialità, i pregiudizi, e punti piuttosto sulla credibilità della testimonianza. I giovani, ha osservato il gruppo Italiano A, “sono già il presente della Chiesa, non solo il futuro: la Chiesa parlando dei giovani parla di sé. L’uso della congiunzione ‘e’ (in espressioni come “i giovani e la Chiesa”) rischia di avvallare una comprensione distorta che separa i giovani dalla comunità”, mentre essi vanno valorizzati e la loro partecipazione attiva alla vita ecclesiale va promossa e rilanciata.

Molta attenzione i Circoli minori hanno dato al tema della cultura digitale, parte ormai pervasiva nella vita dei giovani, ricca di luci, ma anche di ombre, quali l’aumento del senso di solitudine, il rischio di un atteggiamento compulsivo nei confronti della “cultura dello schermo”. “L'immersione nel mondo virtuale – rileva in proposito il circolo Inglese D - ha prodotto una sorta di ‘migrazione digitale’, vale a dire un allontanamento dai valori familiari, culturali e religiosi in un mondo di privacy e autoreferenzialità. Proprio come molti immigrati si sentono sradicati dalle loro case spirituali, così tanti giovani in Occidente possono sperimentare lo stesso tipo di sradicamento, pur rimanendo fisicamente sul posto”. In tale contesto, osservano diversi Circoli, la presenza della Chiesa è essenziale per accompagnare i ragazzi, insegnando loro che il web va usato, senza farsi usare.

Altro tema esaminato dai 14 Circoli minori, quello degli abusi: scandalo che mina la credibilità della Chiesa, esso va affrontato in modo approfondito, riconquistando la fiducia dei fedeli. In proposito, il circolo Inglese A afferma: “La fiducia in frantumi, il trauma e la sofferenza per tutta la vita dei sopravvissuti; i fallimenti catastrofici nella gestione dei casi; il continuo silenzio e la negazione di alcuni di questi terribili crimini e peccati - questi temi gridano di essere nominati apertamente dal Sinodo”.

L’impegno di fronte alle migrazioni è molto presente tra i Circoli. Esse, osserva il circolo Italiano D sono “un fenomeno antico, non più di emergenza, che si rivela come vero segno dei tempi, che la Chiesa a tutti i livelli, unita al Santo Padre, non può non cogliere, aiutando così le culture ad aprirsi ad una dimensione decisamente e storicamente inevitabile”. E, sottolinea l’Italiano B “una particolare condizione di fragilità è quella dei giovani migranti (nn. 45-47), spesso costretti a cercare un futuro migliore fuggendo da situazioni di guerra, di fame, di corruzione e di mancanza di democrazia, sedotti dal miraggio di un benessere illusorio”.

Per questo, occorrono una pastorale adeguata al settore e un coinvolgimento congiunto di Conferenze episcopali toccate direttamente da tale fenomeno. Bisogna perorare la causa dei migranti a livello internazionale creando canali di legalità e sicurezza; è importante promuovere opportunità nei Paesi di provenienza e in quelli di accoglienza.

Largo spazio anche al tema della formazione e dell’educazione che deve essere solida, interdisciplinare, integrale. Ricordando l’importanza delle scuole e delle Università cattoliche - che vanno valorizzate, e non strumentalizzate, perché possono formare i giovani alla fede e alla vita cristiana - si ribadisce che l’insegnamento è uno dei compiti primari della Chiesa e che spesso, di fronte a fenomeni come il fondamentalismo e l’intolleranza, la risposta migliore è proprio nella promozione di un’educazione al rispetto e al dialogo, sia interreligioso che ecumenico.

La formazione riguarda anche i pastori. “Si tratta – osserva il circolo Francese B - di formare dei pastori capaci di affrontare le sfide pastorali, missionarie e spirituali legate alla cultura della globalizzazione, del secolarismo e della tecnologia digitale. Su queste domande, sembra urgente e necessario ripensare il contenuto della formazione nei seminari e nei noviziati, proporre un nuovo stile di vita sacerdotale e una nuova forma di ministero ordinato”.

Numerosi circoli, infine, propongono che dal Sinodo venga inviato un messaggio ai giovani, che esso abbia uno stile narrativo adatto per consegnare loro la speranza cristiana con parole profetiche che raccontino lo sguardo di Dio sulla gioventù.

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