12/10/2012, 00.00
VATICANO
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Sinodo: solidarietà con la Nigeria, le vittime di abusi, i figli dei divorziati risposati

I "padri", che oggi hanno pranzato con Benedetto XVI, hanno esaminato anche la questione della sfida costituita dall'evangelizzare in un mondo dominato dai mass media" che fanno "aperta opposizione" al cristianesimo e alimentano stili di vita ad esso contrari. L'esigenza di "una decisa svolta nel senso della carità pastorale" nei confronti dei divorziati risposati ed una riflessione sui modi e i tempi necessari per il riconoscimento della nullità del vincolo matrimoniale. L'opportunità di "semplificare" l'annuncio.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Le sofferenze dei cristiani della Nigeria, vittime di sanguinosi attacchi, hanno aperto l'odierna sessione dei lavori del Sinodo, conclusasi con un pranzo che ha visto insieme col Papa tutti i padri sinodali, il patriarca ecumenico Bartolomeo I, il capo della comunione anglicana Rowan Williams e i padri conciliari che sono venuti a Roma per le celebrazioni dei 50 anni del Concilio.

Il Sinodo, oltre a esprimere solidarietà per la Nigeria, tra questa mattina e ieri pomeriggio ha affrontato temi come l'evangelizzazione di coloro che hanno subito abusi sessuali, la necessità di informare chi opera nella Chiesa di fronte alla "aperta opposizione" dei media al cristianesimo, l'esigenza di "una decisa svolta nel senso della carità pastorale" nei confronti dei divorziati risposati, la necessità di maggiore semplicità nella enunciazione dei principi del cristianesimo.

L'assemblea di oggi è stata aperta da una meditazione dell'arcivescovo di Abuja, John Olorunfemi Onaiyekan, che ha dato occasione al segretario generale del Sinodo, mons. Nikola Eterovic,  per esprimere "la vicinanza, la simpatia e la partecipazione alla premura della Conferenza episcopale di Nigeria nel trovare una via del dialogo, per promuovere la pace nella giustizia, in relazione ai disordini che generano violenza nel Paese, soprattutto nella parte nord". Nelle parole di mons. Eterovic, "la preghiera affinché le religioni non vengano sfruttate e manipolate per gli scopi di gruppi e partiti, ma siano fattore di intesa, di collaborazione e di pace".

Poi, l'assemblea ha affrontato il tema dello scandalo degli abusi sessuali. Non bisogna aver paura di riconoscerli, dicono i vescovi, anzi: la nuova evangelizzazione non dimentichi le vittime di tali abusi, ma le ascolti, cercando di comprenderne il dolore e la sfiducia. "Come possiamo evangelizzare coloro che sono stati profondamente feriti da uomini di Chiesa coinvolti in abusi sessuali?", si è domandato, tra gli altri, il vescovo canadese Brian Joseph Dunn di Antigonish. "Gesù - ha ricordato - si occupò dei disillusi ascoltando attentamente le storie dei discepoli per poi restituire loro una nuova consapevolezza della sua presenza". Secondo monsignor Dunn, l'esempio di Gesù mostra che è necessaria "un'autentica opportunità di ascolto e comune discernimento per comprendere la profondità del dolore, della rabbia e della delusione derivanti da questo scandalo". "Tale ministero di ascolto - ha proposto il vescovo canadese - potrebbe entrare a far parte del ministero di ogni diocesi sotto forma di ufficio di meditazione, dove le persone possano sfogare il proprio dolore e cercare un'idonea riconciliazione. Tra le sue proposte, quella di incoraggiare "la corresponsabilità con opportuni cambiamenti in alcune strutture della Chiesa, nonché nella mentalità, nell'atteggiamento e nell'emotività con cui si opera a stretto contatto con i laici". "Questi cambiamenti - ha detto il vescovo canadese - potrebbero tradursi nella formazione di gruppi pastorali composti da presbiteri e laici, come riflessione e riconoscimento ufficiali dei ministri ecclesiali laici, nonché mediante un deliberato e sistematico coinvolgimento delle donne, conferendo loro posizioni di guida ad ogni livello di vita ecclesiale, e cioè permettendo loro di essere designate come lettrici e accoliti e istituendo il ministero del catechista. Quando ciò accadrà, lo Spirito verrà ascoltato di nuovo, la nostra fede verrà trasmessa con più efficacia, saremo rinnovati nella nostra fede e la nostra testimonianza diverrà più autentica nel nostro mondo contemporaneo".

L'esigenza di "una decisa svolta nel senso della carità pastorale" nei confronti dei divorziati risposati ed una riflessione sui modi e i tempi necessari per il riconoscimento della nullità del vincolo matrimoniale è stata sostenuta ieri pomeriggio da mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto. Mons. Forte, che è un noto teologo, ha affrontato il tema nella prospettiva della lontananza dei giovani dalla pratica religiosa. "Se - ha detto - il loro allontanamento dalla pratica religiosa è considerato da molti un fatto scontato, questo non vuol dire che il loro cuore non sia assetato di Dio. Incontrandoli a tappeto in università e nelle scuole ne ho la continua riprova. Bisogna scommettere sulla risposta alla cosiddetta 'emergenza educativa' di cui parla l'Instrumentum laboris. Bisogna ascoltarli, dare loro tempo, parlare loro di Dio, e accoglierli nel rispetto della loro esigenza di libertà. Qui si comprende quanto sia decisivo il ruolo della famiglia, ma anche come sia drammatica la situazione dei figli di divorziati risposati che spesso vengono resi estranei ai sacramenti dalla non partecipazione dei loro genitori. Occorre qui una decisa svolta nel senso della carità pastorale, come più volte ha affermato Papa Benedetto XVI, ad esempio all'Incontro mondiale delle famiglie a Milano". "Sarà anche necessario - aggiunge - avviare una riflessione sui modi e i tempi necessari per il riconoscimento della nullità del vincolo matrimoniale: come vescovo e moderatore di un Tribunale ecclesiastico regionale devo ammettere - conclude - che alcune esigenze (ad esempio la necessità della doppia sentenza conforme, anche se non c'è ricorso) appaiono a molte persone ferite, desiderose di sanare la loro situazione, poco comprensibili".

Sempre ieri, il superiore degli agostiniani, padre Robert Francis Prevost ha sostenuto che tutti coloro che operano all'interno della Chiesa, dai vescovi ai catechisti, "devono essere molto più informati circa la sfida costituita dall'evangelizzare in un mondo dominato dai mass media" che fanno "aperta opposizione" al cristianesimo e alimentano stili di vita ad esso contrari. Secondo padre Prevost, "l'aperta opposizione al cristianesimo da parte dei mass media è solo un aspetto del problema. La simpatia, alimentata dai mass media, per la scelta di stili di vita opposti al cristianesimo viene inculcata nel pubblico con tanta abilità e astuzia che, quando le persone ascoltano il messaggio cristiano, esso appare inevitabilmente ideologico e emotivamente crudele rispetto all'apparente umanità della prospettiva anti-cristiana". "Se la 'Nuova Evangelizzazione' vuole contrastare con successo queste distorsioni della realtà etica e religiosa prodotte dai mass media, allora i pastori, i predicatori, gli insegnanti e i catechisti devono essere molto più informati circa la sfida costituita dall'evangelizzare in un mondo dominato dai mass media". In questo senso, "al fine di contrastare con successo il dominio dei mass media sull'immaginario popolare religioso e morale, non basta che la Chiesa possieda le sue proprie stazioni televisive o sponsorizzi film religiosi. La vera missione della Chiesa è di far conoscere alle persone la natura del mistero come antidoto contro lo spettacolo". E i giornalisti, chiamati ad accendere nell'uomo la speranza attraverso la verità, devono sentirsi come capitani di una nave, per salvare l'umanità dal mare del secolarismo contemporaneo.

L'opportunità di "semplificare" l'annuncio è stata invece sostenuta da Grogorio III Laham, patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti in Siria. "La nostra bella fede cristiana troppo complicata", ha detto, aggiungendo che "la proclamazione della fede nell'Islam si riassume con questa doppia testimonianza: 'non c'è altro dio al di fuori di Dio, e Maometto è l'inviato di Dio'. Per gli ebrei l'essenza della fede è espressa dal doppio comandamento: 'sono il tuo Dio! Non hai altro Dio al di fuori di me. Amerai il tuo Dio con tutto il cuore, e il tuo prossimo come te stesso!'. La nostra bella fede cristiana -è troppo complicata: i termini, il loro contenuto e la loro spiegazione. Siamo sommersi da una serie di dogmi, di misteri: la Santa Trinità, l'Incarnazione, la Redenzione, i Sacramenti (che in greco sono detti misteri). E' necessario che i dogmi siano interpretati in una forma capace di toccare la vita quotidiana, le aspirazioni umane, la felicità e la prosperità, le realtà quotidiane dei nostri fedeli". "Per questo - ha concluso - è imprescindibile, per la Nuova Evangelizzazione, redigere un testo conciso, preciso e chiaro della nostra fede. Ciò è importante per i nostri fedeli ad intra, ma anche per i nostri concittadini non cristiani ad extra".

 

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