13/12/2013, 00.00
SIRIA
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Siria: Usa e Gran Bretagna fermano l'invio di equipaggiamenti ai ribelli

Washington e Londra fermano l'invio di armi non letali ai ribelli siriani per timore di sostenere i gruppi jihadisti. Prosegue l'invio di aiuti umanitari. Prime indiscrezioni sui partecipanti a Ginevra II: Iran e Arabia Saudita fra i partecipanti. Il Consiglio per la cooperazione del Golfo (Gcc) condanna Assad, ma anche la presenza di forze straniere in Siria.

Damasco (AsiaNews) - Stati Uniti e Gran Bretagna hanno sospeso l'invio di armi non letali - equipaggiamenti, mezzi corazzati,  materiali per le comunicazioni - ai ribelli siriani, ma continueranno a spedire aiuti umanitari. A spingere Londra e Washington a troncare i rapporti con i ribelli è la continua crescita dei gruppi jihadisti che in pochi mesi hanno soppiantato le truppe del Free Syrian Army, ormai unico esercito dell'opposizione ancora laico.  

La scorsa settimana i combattenti dell'Islamic Front, coalizione che rappresenta i sette principali movimenti jihadisti presenti sul territorio siriano, hanno cacciato le formazioni dell'Fsa da Bab al-Hawa roccaforte ribelle situata sul confine turco. Ieri, Josh Earnest, portavoce della Casa Bianca ha confermato che dopo i fatti di Bab al-Hawa gli Stati Uniti  "hanno sospeso la consegna di materiali non letali e mezzi di assistenza destinati a ribelli di stanza nel nord della Siria". Anche Londra guarda con preoccupazione la deriva estremista dell'opposizione a Bashar al-Assad. Hugh Robertson, sotto-segretario di Stato britannico, ha dichiarato alla Bbc che anche se "per il momento nessuna attrezzatura è caduta nelle mani dei militanti islamici, è ragionevole sospendere le forniture finché non si avranno chiarimenti su quanto sta accadendo" fra le fila della ribellione.

Finora il governo Usa ha inviato ai ribelli attrezzature per 181 milioni di euro, mentre la Gran Bretagna ha destinato all'opposizione circa 24 milioni di euro. Le cosiddette armi non letali consistono in equipaggiamenti atti a migliorare l'efficienza della guerriglia fra cui veicoli 4x4, armature, generatori, kit per la purificazione dell'acqua, medicinali e maschere anti-gas. 

In vista della Conferenza di pace in programma a Ginevra dal 22 al 24 gennaio 2014 Paesi del Golfo, Iran, Europa e Stati Uniti hanno iniziato a definire le loro posizioni volte a trovare una soluzione al conflitto siriano costato in tre anni oltre 120mila vite e milioni si sfollati. Secondo fonti vicine agli organizzatori dell'evento saranno almeno 32 i Paesi presenti a Ginevra. Oltre ai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina), parteciperanno alla Conferenza anche i delegati di Iran e Arabia Saudita che giocano una partita su fronti opposti, il primo sostenendo il regime di Bashar al-Assad, la seconda appoggiando e finanziando i gruppi dell'opposizione. Ogni delegazione sarà composta da nove membri e anche opposizione e regime dovranno presentare le loro liste. Il termine per l'adesione scade il 27 dicembre, ma vi potrebbero essere delle proroghe per consentire a quanti più Paesi possibili di partecipare. Durante una visita a Teheran, Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo ha sottolineato l'importanza della Conferenza di pace sostenendo che  "tutti i paesi responsabili devono fare qualcosa per raggiungere un risultato positivo". "Coloro che sono contrari - ha aggiunto - mostrano una mancanza di impegno di fronte alle richieste della comunità internazionale".

La preparazione di Ginevra II e la parziale riabilitazione dell'Iran guidato da Hassan Rouhani sta mettendo a dura prova la coesione degli Stati del Golfo. Il 10 dicembre il Consiglio di cooperazione delle sei monarchie del Golfo (Gcc) si è riunito in Kuwait senza i rappresentanti di Oman, Emirati arabi uniti e Arabia Saudita in contrasto fra loro sulla futura confederazione delle monarchie voluta dai sauditi, ma anche per le posizioni divergenti nei confronti dello storico nemico iraniano.  All'incontro i monarchi hanno chiesto il ritiro di tutte "le forze straniere dalla Siria"  in riferimento ai combattenti del movimento sciita libanese Hezbollah e ai consiglieri militari iraniani che sostengono l'esercito lealista, fedele al presidente Bashar al-Assad. I leader hanno condannato anche il continuo genocidio contro il popolo siriano compiuto dal regime di Bashar al-Assad. 

 

 

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