26/02/2018, 08.51
SIRIA
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Siria: a rischio la fragile tregua Onu, nuovi raid governativi a Ghouta est

L’ultimo assalto è iniziato a poche di distanza dalla dichiarazione del cessate il fuoco di 30 giorni per motivi umanitari. Ufficiale iraniano: la tregua non riguarda i gruppi terroristi, le operazioni nell’area continueranno. Fonti non confermate parlano di nuovi attacchi chimici. Ieri all’Angelus l’appello di papa Francesco per la fine della “disumana violenza” in atto. 

 

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - A dispetto della risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu del fine settimana, che prevede un cessate il fuoco di 30 giorni per ragioni umanitarie, continuano i raid aerei dell’aviazione governativa su Ghouta est, enclave ribelle alla periferia di Damasco. La scorsa settimana centinaia di persone sono decedute a causa dei bombardamenti; vittime si sono registrate anche nei quartieri della città vecchia nella capitale, a causa del lancio di razzi e granate da parte dei miliziani e di gruppi jihadisti che controllano l’area. 

L’ultimo assalto nell’area ha coinvolto anche truppe di terra ed è iniziato a distanza di poche ore dall’annuncio della tregua. Nei giorni scorsi il segretario generale Onu Antonio Guterres ha definito l’area un “inferno sulla terra”, con centinaia di vittime e feriti. E ieri all’Angelus anche papa Francesco ha ricordato la “disumana violenza” in atto nel Paese, sottolineando che “non si può combattere il male con altro male”. 

Ieri Francia e Germania hanno lanciato un appello alla Russia, perché eserciti pressioni sul governo siriano, esortandolo a onorare il cessate il fuoco. La risoluzione del Consiglio di sicurezza, raggiunta all’unanimità e senza il veto di Mosca, intende favorire la consegna di aiuti e favorire l’evacuazione dei malati più gravi. 

Nell’area controllata dal gruppo estremista islamico Jaysh al-Islam, che si avvale dell’aiuto delle milizie jihadiste di Hayat Tahrir al-Sham, vivono circa 400mila civili in condizioni disperate. Ghouta est è l’ultimo bastione nei dintorni di Damasco che non è ancora sotto il completo controllo degli uomini del presidente Bashar al-Assad. 

La bozza di risoluzione approvata alle Nazioni Unite specifica che il cessate il fuoco non comprende i gruppi jihadisti ancora operativi sul territorio siriano, fra cui lo Stato islamico (SI, ex Isis), al Qaeda e il Fronte di al Nusra. 

Ieri il capo dell’esercito iraniano Mohammad Bagheri ha dichiarato che la tregua non riguarda “i gruppi terroristi” a Ghouta est, confermando di fatto il proseguimento delle operazioni militari nell’area. “Rispettiamo questa risoluzione - ha sottolineano l’alto ufficiale - […] ma le zone alla periferia di Damasco nelle mani di al Nusra e altri gruppi terroristi non sono coperti dal cessate il fuoco e le operazioni dell’esercito continueranno”- 

Fonti locali riferiscono che i bombardamenti del fine settimana hanno registrato un livello di intensità inferiore rispetto ai giorni precedenti. Negli ultimi attacchi sarebbero morte tre persone. I ribelli rivendicano l’uccisione di alcuni soldati governativi.

Intanto emergono nuove accuse relative all’uso di armi chimiche da parte dell’esercito governativo, impossibili da verificare in maniera indipendente. Fonti della Syrian American Medical Society, ong attiva sul territorio, riferisce del ricovero di alcuni pazienti in una delle proprie strutture con sintomi riconducibili ad un attacco chimico, che avrebbe causato la morte di un bambino. Immediata la smentita da parte del governo siriano.

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